Cosa dire di Donatella Di Cesare? Ha scritto riguardo alla scomparsa della brigatista rossa assassina Barbara Balzerani: “La tua rivoluzione è stata anche la mia. Le vie diverse non cancellano le idee. Con malinconia un addio alla compagna Luna”. Poi questo tweet è stato rimosso. Alcuni dicono che la filosofa ha avuto paura. Ma ormai la frittata era fatta. Qualcuno aveva già notato questo “errore di comunicazione” grossolano, nel migliore dei casi, o comunque questo scivolone, e ne aveva diffuso la notizia. Alcuni hanno preso la palla al balzo per chiedere il licenziamento della docente universitaria. Hanno parlato di inaccettabilità e di inammissibilità della sua dichiarazione, di incompatibilità con il suo ruolo pubblico di formatrice di giovani. Cosa dire di Donatella Di Cesare? La Di Cesare può anche avere idee sbagliate. L’importante è che non le trasmetta nelle sue ore di insegnamento. Un docente universitario può e deve esprimere opinioni controcorrente e a volte anche errate. Le firme per il licenziamento o le dimissioni mi sembrano eccessive e fuori luogo. Ricordiamoci che c’è chi dice e che fa molto peggio e ricopre incarichi pubblici più importanti e più pagati! La Di Cesare ha dichiarato che ha rimosso il tweet per non generare equivoci e fraintendimenti. Le sue parole sono apparentemente chiare, limpide, lineari e il messaggio sembra inequivocabile. Cerchiamo di capire di più. Si parla di rivoluzione. La prima frase è quella più allarmante: “La tua rivoluzione è stata anche la mia”. Davvero la Balzerani era una rivoluzionaria? Davvero dobbiamo considerarla così? È giusto considerarla così? E inoltre “è stata anche la mia” significa che ne ha condiviso il metodo? Oppure significa che ne ha condiviso solo i principi di uguaglianza? E vuol dire anche che tutto il comunismo è machiavellico perché il fine giustifica i mezzi? Chi l’ha detto che una rivoluzione debba per forza essere violenta? Basta ricordare Gandhi e la rivoluzione dei garofani rossi in Portogallo. Forse c’è più bisogno di grandi anime o di un grande consenso popolare più che della violenza di pochi per fare la rivoluzione! E perché non scegliere la strada delle riforme? E poi perché “con malinconia”? Malinconia di quelle vittime? Malinconia di quella barbarie e di quella violenza? Cosa dire di Donatella Di Cesare? Donatella Di Cesare è una grande intellettuale e anche i grandi intellettuali sbagliano talvolta, escono fuori dal seminato, tentano vie impraticabili, in una parola sola, come si dice in Toscana, sbarrocciano. Insomma sono molto più intelligenti di noi persone comuni, ma sono esseri umani anche loro. Talvolta grandi intellettuali affogano nei bicchieri d’acqua e gli uomini della strada risultano invece ispirati dal buon senso. Ma non bisogna per questo aspettarli al varco, perché loro spesso aprono un varco nei nostri pensieri, nelle nostre idee. Corrado Formigli ha detto che alla Di Cesare è mancata la sensibilità nei confronti dei familiari delle vittime e io concordo pienamente. Ma non è finita. Dopo che dei giovani di Forza Italia l’hanno contestata, la professoressa ha dichiarato che si è trattato di azioni squadriste e che le è stato impedito di fare lezioni. La preside della facoltà invece ha dichiarato che le contestazioni ci sono state, ma le lezioni si sono svolte regolarmente e nessuno ha impedito niente a nessuno. Dove sta la verità? Chi delle due ha ragione? Di tutto si può dire (anche tutto il male possibile) dei giovani forzisti, tranne che siano facinorosi e squadristi a mio modesto avviso! La Di Cesare ha detto che è stata violata la sacralità dell’aula. Che dire di Donatella Di Cesare? Meglio violare la sacralità dell’aula come quei giovani contestatori che violare la sacralità della vita, come faceva compagna Luna! Prima cosa: ogni personaggio pubblico deve sempre pensare alle conseguenze delle sue azioni e delle sue parole. Non solo ma anche un italiano medio come me pensa all’effetto delle sue parole quando scrive un post pubblico sui social. E io sono un semplice cittadino anonimo! La Di Cesare invece è un personaggio pubblico che dovrebbe fare grande attenzione quando scrive post pubblici nei suoi profili social, che hanno grande risonanza mediatica, hanno largo seguito, fanno discutere, hanno un grande numero di follower e di hater. Secondo punto: c’è sempre stata una parte della sinistra radicale che ha sempre simpatizzato per le Brigate Rosse. Ricordo che le Brigate Rosse sono finite perché ammazzarono Roberto Peci, il fratello di un brigatista pentito, che era un antennista, e Guido Rossa che era un operaio, oltre al fatto che poi arrivarono Gorbaciov, Solidarność, crollò il muro di Berlino e finì la guerra fredda. Solo di fronte agli omicidi di persone comuni e non di pezzi grossi molti capirono che le Br non potevano essere il tribunale del popolo. Solo di fronte agli omicidi di Aldo Moro e della sua scorta molti capirono che quella non era la strada giusta, che era solo barbarie cieca. La società civile rispose. Siamo alle solite però. C’è sempre stato un piccolo zoccolo duro. Da alcuni i brigatisti rossi sono stati per tanto tempo mitizzati e idealizzati. Per alcuni erano dei geni, degli ideologi coltissimi e illuminati. Loro per certa vulgata non erano delinquenti comuni ma grandi rivoluzionari. Alcuni li scusavano e pensavano che fosse accettabile la giustificazione di alcuni brigatisti alla lotta armata, come ad esempio di Paolo Persichetti: lo Stato era fascista, la polizia uccideva e allora bisognava armarsi, prendere la p38 e la mitraglietta, fare la rivoluzione. Se già qualsiasi criminale, diventando famoso grazie ai mass media, diventa un eroe negativo con un suo fascino e a cui chiedere l’autografo, immaginiamoci questi brigatisti rossi, avvolti da un’aura mitica per i nobili ideali di uguaglianza…Cosa dire di Donatella Di Cesare? La prof. si doveva astrarre da questa mitologia sui terroristi, che tra l’altro è dimostrabile dai numeri delle vendite dei libri sulle biografie, sulle storie dei brigatisti rossi o dalle copie vendute dai libri pubblicati da ex brigatisti rossi. Ci sono anche scrittori affermati che solidarizzano con gli ex brigatisti rossi oppure li aiutano a promuovere i loro libri. Giuseppe Genna ha sempre difeso a spada tratta il pluriomicida Cesare Battisti, poi reo confesso. E se Genna poteva essere in buona fede e non sapere, che dire di Erri De Luca, che ha aiutato Barbara Balzerani, che non si pentì mai, a promuoversi come scrittrice? Tanto per dire di due scrittori abbastanza affermati e per giunta intoccabili! Cosa dire di Donatella Di Cesare? E cosa dire di tanti intellettuali che invece di condannare le sue parole hanno minimizzato, l’hanno addirittura difesa oppure sono rimasti in silenzio? Il silenzio assordante di diversi intellettuali è dovuto alla stima incondizionata che nutrono per la Di Cesare, che è senza ombra di dubbio una grande studiosa. Ma c’è anche paura, soggezione, timore reverenziale. La Di Cesare è personaggio televisivo, pubblica con grandi case editrici, scrive per i migliori giornali, dirige una collana di Mimesis. Alcuni non se la sentono proprio di criticarla, perché hanno molto da perdere. Attaccare la Di Cesare non è conveniente, non è opportuno; c’è tutto da rimetterci e niente da guadagnarci. La filosofa è potente, influente e abilissima nel difendersi. Si rischia di fare brutta figura di fronte alla sua grande intelligenza e cultura. Ma qualche povero cristo deve pur assumersi questo rischio, deve pur correre questo pericolo! E poi alcuni, sotto sotto, approvano in segreto le sue parole. Alcuni hanno difeso la libertà di espressione e di pensiero della Di Cesare, ma non hanno pensato come si sia sentito Giovanni Moro, figlio dello statista, che insegna per l’appunto anche lui alla Sapienza. La rettrice ha ricordato “il tributo di sangue” che ha pagato la Sapienza negli anni di piombo. Cosa dire di Donatella Di Cesare? Qualcuno ha dichiarato che la Di Cesare quando ha scritto il tweet era una semplice cittadina e non svolgeva la funzione di docente universitaria. Ma un docente universitario dovrebbe sempre stare attento 24 ore su 24 a non ledere la reputazione della sua facoltà, a non creare un danno d’immagine all’ateneo: è pagato anche per questo! Al di là dei meriti scientifici un docente deve dimostrare senso di responsabilità e coscienziosità nei confronti degli altri, anche delle vittime delle Br e dei suoi familiari! Ma il discorso va esteso. Così come diversi a sinistra simpatizzano o simpatizzavano per i brigatisti rossi, la stessa identica cosa la fanno o la facevano i destrorsi con i loro terroristi neri. Lo dimostrano il fatto che tutti gli ex terroristi rossi e neri fanno tutti ottimi lavori ben retribuiti e di concetto oltre alle coperture istituzionali e alle resistenze politiche che esistono e fanno in modo che alcuni di loro siano impuniti, si godano la vita all’estero e non vengano estradati. Anche se ciò fosse dovuto alla sola realpolitik, il peccato della Di Cesare è veniale rispetto a politici molto più potenti, ricchi, influenti di lei. Ho 51 anni, non sono nato ieri e conosco un minimo certe dinamiche ideologiche e politiche, così come il retropensiero della base e dei vertici degli schieramenti. Insomma il più pulito, a guardare bene, ha la rogna. Cosa dire di Donatella Di Cesare? Il problema è antico. È culturale e democratico prima che politico. Infatti questo articolo è culturale prima che politico. Da una parte c’è chi pensa: «Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo» (frase attribuita erroneamente a Voltaire). Dall’altra parte c’è chi pensa come Popper che anche nella società più aperta non si possano tollerare opinioni intolleranti o totalmente errate. E allora cosa dire di Donatella Di Cesare? Gramellini in un articolo del 6 marzo scrive che per dare a Donatella Di Cesare quel che è di Donatella Di Cesare bisognerebbe capire di quale Di Cesare si parli, visto che la filosofa ha una personalità complessa, variegata e sfaccettata. Se la Di Cesare voleva far parlare di sé, c’è riuscita benissimo. Sicuramente questa grande intellettuale paga lo scotto di essere un poco emotiva e impulsiva. Ora a mente lucida e a bocce ferme dovrebbe spiegare in modo molto articolato la frase “le vie diverse non cancellano le idee”. Un articolo o un abstract non bastano. Per mettere la parola fine a questa polemica ci vorrebbe un suo saggio. Un suo lavoro a riguardo potrebbe generare non una discussione sui social, sui giornali o tra politici, che è poca cosa, ma una vera discussione intellettuale. Dispiace comunque che si parli molto più delle esternazioni della De Cesare su Internet o come opinionista televisiva che non per i suoi grandi meriti filosofici e culturali, ma la colpa va equamente divisa: non è solo nostra ma è anche sua!