Se siete alla ricerca di un luogo magico, intriso di storia, spiritualità e leggenda, L’Abbazia di San Galgano con il vicino Eremo di Montesiepi è il vostro luogo del cuore. A 30 km da Siena, nel territorio di Chiusdino, nella valle del fiume Merse, annunciata da un lungo filare di cipressi ecco L’Abbazia di San Galgano. Appare all’improvviso come un’epifania, con il suo profilo longilineo ed elegante. Lo splendido isolamento della sua collocazione in una dolce vallata toscana la rendono ancora più iconica e misteriosa.
San Galgano
L’Abbazia di San Galgano prende il nome dal nobile Galgano Guidotti, (Chiusdino, 1148- Chiusdino, 1181). Scelse la vita cavalleresca in un’epoca di violenze, lotte e soprusi. La sua gioventù fu improntata al disordine e ai piaceri fino al cambiamento radicale della sua esistenza dopo due apparizioni di San Michele Arcangelo. Il santo gli indicò il percorso rivolto alla vita spirituale e il luogo dove avrebbe dovuto trascorrere il resto dei suoi giorni in eremitaggio per diventare un Cavaliere di Dio.
La conversione avvenne il giorno di Natale del 1180, quando Galgano conficcò la propria spada nella roccia perché da arma divenisse croce, proprio sulla sommità della collina di Montesiepi.
L’ Eremo di Montesiepi
Negli anni immediatamente successivi alla morte del santo, al posto della capanna dove aveva condotto la sua vita da eremita, venne costruito l’Eremo, completato nel 1185.
È una struttura concepita come un mausoleo per custodire le reliquie di San Galgano e la leggendaria roccia con la spada, oggi protetta da una teca trasparente. L’Eremo circolare rimanda nella forma alle grandi tombe romane ed etrusche, ma anche al Pantheon e a Castel Sant’Angelo a Roma. L’esterno è caratterizzato da un paramento murario bicromo costituito da file di mattoni bianchi che si alternano a mattoni rossi. L’interno circolare è composto da una volta ad anelli concentrici in cotto e travertino che per un’illusione ottica sembrano condurci verso l’infinito.
Al centro si trova la roccia dove San Galgano piantò la sua spada per suggellare la rinuncia al mondo cavalleresco e l’adesione ad una vita dedita alla solitudine e alla preghiera.
La Cappella con gli affreschi di Ambrogio Lorenzetti
Nel 1340 un certo Valli di Salimbeni volle che il reddito del suo podere a Chiusdino fosse utilizzato per costruitre una cappella presso l’Eremo. I meravigliosi affreschi all’interno sono attribuiti al pittore senese Ambrogio Lorenzetti. Molti interessanti gli affreschi dell’Annunciazione e della Maestà in trono. Nell’Annunciazione l’angelo ha un copricapo verde come la palma
augurale dello stesso colore, mentre la vergine ha la posa ieratica della tradizione classico-senese che sostiuì quella più ardita di una vergine spaventata ed avvinghiata ad una colonna come appare da una sinopia venuta alla luce nel 1986.
La Maestà
La Maestà in trono è un affresco ricco di significati. La Vergine appare dominante in trono con il bambino, circondata da angeli e santi. Ai piedi di Maria, giace semisdraiata Eva. La donna che fu la causa del peccato originale viene riscattata da Maria Regina. Ai lati della Vergine gli apostoli Pietro e Paolo, il Papa Lucio III che canonizzò San Galgano, Roberto di Molesme e San Bernardo di Chiaravalle.
Molto interessanti le due figure femminili ai piedi del trono. Quella di sinistra tiene in mano una grande sporta in paglia e porge a Maria un mazzolino di fiori, quella di destra offre un cuore alla Vergine e indica San Bernardo al suo fianco. Simboleggiano la Carità nell’eccezione dell’amore pratico e concreto rappresentato dalla borsa in paglia, mentre il cuore è il simbolo dell’amore divino che arde nell’animo del credente.
L’ Abbazia di San Galgano
Pochi anni dopo la morte di San Galgano i cistercensi dell’Abbazia di Casamari a sud di Roma giunsero a Montesiepi ed assimilarono gli ultimi eremiti seguaci di Galgano. Quando il monastero divenne troppo piccolo per accogliere una comunità più numerosa, i frati decisero di scendere a valle e costruire la grande Abbazia di San Galgano con annesso un nuovo monastero.
Il 1218 viene segnalato come l’anno dell’inizio della costruzione del complesso. I lavori durarono molti anni anche per le rigide regole di vita dei monaci che non prevedevano architetti e manovali non appartenenti all’ordine religioso. Nel 1288 l’Abbazia venne consacrata e all’inizio del Trecento inaugurata.
È il primo edificio gotico costruito in Toscana. Molto ampia, con pianta a croce latina di 69 metri di lunghezza e 21 metri di larghezza, si sviluppa su tre navate. Si presenta priva di copertura e di pavimento, in primavera il terreno si trasforma in un meraviglioso prato verde.
Fortuna e decadenza dell’Abbazia di San Galgano
La felice ubicazione nella vallata vicino al fiume Merse e alla via Maremmana, fecero sì che l’Abbazia in breve tempo divenisse la più potente e ricca fondazione cistercense in Toscana. Purtroppo nel XIV secolo la potenza politica, economica e culturale dell’Abbazia di San Galgano cominciò a decadere, prima per la carestia del 1328 e successivamente per la peste del 1349. La situazione peggiorò ulteriormente nel XV secolo con l’abbandono del complesso da parte dei monaci. Fu inoltre depredata più volte dai soldati di ventura che scorrazzavano liberamente nella penisola. Abbandonata, subì nei secoli successivi diversi crolli fino al 1924, anno in cui cominciarono i lavori del restauro conservativo.
Elogio della bellezza
Come avevo anticipato all’inizio dell’articolo, giungere all’Abbazia è un’esperienza toccante ed indimenticabile. Addentrandoci nell’interno spoglio ed essenziale ed osservare il cielo senza la barriera di un tetto che si frapponga tra noi e l’infinito, è il modo perfetto per cogliere il vero miracolo della spiritualità e della bellezza. È il momento della nostra epifania.
Lo sguardo spazia senza limiti, si posa sui capitelli a cercare l’immagine del volto del maestro scalpellino Ugolino di Maffeo,
vaga tra gli archi acuti e la maestosità dell’abside. Possiamo solo immaginare la vita di lavoro e preghiera di quei monaci laboriosi ricompensati da un luogo così fatato che si muovevano tra il chiostro, la sala capitolare e le proprie celle.
Un luogo evocativo
Luogo onirico l’Abbazia, magico ed evocativo. Non a caso è stata scelta come set cinematografico di alcuni film come Nostalghia di Andrei Tarkowskij girato nel 1983
e Il paziente inglese di Anthony Minghella del 1996. Nel 2013 vennero girate alcune scene del film Il sole a catinelle con Checco Zalone. Anche il celebre complesso dei Pooh scelse l’Abbazia di San Galgano come ambientazione nel 2014 per il video della loro canzone “La casa del Sole”.
La magia della luce
Uscendo dall’Abbazia, se il tramonto vi accoglierà con i colori di una spettacolora ed inattesa caleidoscopica tavolozza, desidererete rimanere il più a lungo possibile.
Restare per fermare questi attimi di perfezione e rimanere in silenzio ad osservare le luci che trasformano il profilo dell’Abbazia. Se avrete la fortuna di poter trascorrere la notte nel prospiciente agriturismo ‘‘Terre di San Galgano“, non perdete questa occasione unica.
La vecchia casa colonica arredata semplicemente ma con un gusto
delizioso vi offrirà il comfort di una stanza con vista notturna sull’Abbazia illuminata.
Potrete anche cenare assaporando i piatti dell’ottima cucina toscana.
La mattina dopo la maestosa architettura vi saluterà con la forza della luce nascente.
Monet e la sua cattedrale
È allora che vi verranno forse in mente i 31 dipinti ad olio che il pittore Claude Monet realizzò tra il 1892 e il 1894 raffiguranti il portale della Cattedrale di Nôtre-Dame a Rouen.
Stesso soggetto ma interpretato a seconda delle ore del giorno e della notte, in una visione filosofica che travalica l’aspetto visivo per arrivare ai diversi strati della coscienza.
Osservare l’Abbazia di San Galgano attraverso lo scorrere delle ore è forse l’unico modo per comprenderla pienamente ed assaporarne delicatamente e con lentezza il vero e profondo significato.
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