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L’ anno 2020 è iniziato in modo drammatico con il coronavirus di Wuhan. In questo difficile momento è necessaria la riconversione del settore moda e le mascherine sono l’obiettivo della produzione.
D’altronde la moda è sempre stata legata ai momenti storici e risente notevolmente delle vicissitudini umane.
Il Commissario straordinario all’emergenza Covid-19, Domenico Arcuri, ha fornito i primi dati sull’entità della manifattura di dispositivi medici per l’emergenza Coronavirus. Suo obiettivo è rendere l’Italia autonoma rispetto alle importazioni di mascherine dall’estero.
Pertanto è iniziata la produzione di mascherine Made in Italy.
La riconversione del settore moda, le mascherine e gli altri dispositivi come ad esempio i camici, sono in produzione presso le aziende più importanti del settore moda. Partecipano anche le aziende che producono prodotti per l’igiene personale.
All’iniziativa di riconversione produttiva di Confindustria Moda hanno aderito in totale circa settanta aziende. I tempi di produzione sono serrati poichè il fabbisogno mensile va oltre i 90 milioni di mascherine.
Una delle prime aziende italiane a riconvertire la produzione, Ermanno Scervino, ha scelto di far produrre a mano le mascherine. Le sarte, che da casa hanno iniziato a lavorare il tessuto non tessuto TNT, approvato dalla Regione Toscana, sono state instancabili nel cucire giorno e notte. Hanno consegnato fino a 2000 pezzi al giorno agli ospedali, alle associazioni e ai comuni. Franca Bonetti una sarta couture, ha creato un modello di mascherina e produce circa 40 mascherine in due ore. La sua soddisfazione più grande da quando ha iniziato a fare la sarta.
Prada, per affrettare i tempi, ha consegnato la propria capacità produttiva delle proprie strutture e i suoi fornitori italiani esterni. I suoi operai arrivano a produrre ogni giorno circa 10.000 maschere e tute mediche. Si occupa anche della consegna dei manufatti agli ospedali.
Giorgio Armani è stato uno dei primi a mettere a disposizione la propria azienda. Ha mantenuto la distanza di sicurezza in azienda e le dovute norme igieniche per i dipendenti. Lo stilista ha riconvertito la maison producendo camici monouso per il personale sanitario.
Miroglio, Gucci, Ferragamo e molte altre aziende, si sono attivate per la produzione di mascherine e camici, destinati agli ospedali.
Negli Usa, Ralph Laurent, da tempo si è messa a disposizione per la produzione e ha devoluto cifre consistenti per l’aiuto dei malati. Questo ancor prima che Trump decidesse la chiusura totale di New York.
Zara Inditex, società spagnola, ha convertito le proprie fabbriche e distribuito 300mila mascherine in 48 ore.
Burberry, famoso brand del Regno Unito, ha convertito la fabbrica che produce i trench. Produce mascherine e camici per gli ospedali e i pazienti inglesi. Inoltre sta finanziando la ricerca per un vaccino monodose sviluppata all’Università di Oxford.
Anche Les Copains ha messo a disposizione impianti e risorse dell’azienda nella produzione di mascherine filtranti lavabili.
Redstone, il gruppo cinese del lusso, ha fatto arrivare 20.000 mascherine dalla Cina. Con l’aiuto della Protezione Civile Italiana e tramite il Consolato italiano in Cina, continua a inviare all’Italia migliaia di maschere destinate alla Croce Rossa e ai dipendenti di varie aziende.
Chanel e Dior hanno avviato produzione di mascherine per il personale sanitario francese.
H&M, sta aiutando in modo sostanziale per fornire mascherine a ospedali e operatori sanitari di tutto il mondo.
Wolford, dall’inizio di marzo, produce mascherine per i consumatori ed i propri dipendenti.
Le maggiori maison di moda stanno contribuendo inoltre, con importanti donazioni. Armani ha donato la somma di 1.250.000 euro poche settimane fa, per le strutture ospedaliere della Lombardia e lo Spallanzani di Roma. Per lo stilista l’essenza è ciò che conta. Ora più che mai è essenziale essere di aiuto agli ospedali in Italia.