Violazione di copyright e scritte sui muri per esaltare un concorrente di una trasmissione televisiva
Un vero e proprio scandalo a Rocca di Papa – una cittadina dei Castelli Romani – quello del lontano 2012 quando, durante il programma televisivo di “Ti lascio una canzone” in onda su Rai 1, qualcuno ha imbrattato muri in tutto il paese con scritte esaltanti il nome dell’artista Carlo Fontani. L’artista stesso e i suoi familiari non hanno mancato di vantarsene sui social. Sulla pagina Facebook dell’artista infatti appaiono post di vanto delle scritte su varie pareti e muri della cittadina a visibili tuttora a pochi passi dalla piazza principale.
Il ricorso
Un’immagine che raffigurava Carlo Fontani, scattata sulla Tv durante la trasmissione e poi modificata da parte di un professionista, è stata utilizzata in modo improprio e senza autorizzazione attraverso una divulgazione con stampe e manifesti abusivi nella palestra comunale, per le attività commerciali del paese ed anche in videoproiezioni di alcuni eventi locali che sono stati tenuti dall’artista.
Nel 2019 è stato accolto il ricorso presentato dall’ex social media manager della pagina dell’artista per la rimozione totale dell’immagine incriminata, ottenendo così l’immediata rimozione di tutte le pubblicazioni dai social, compresa la pagina Facebook dell’artista e sul canale YouTube. Qualsiasi ulteriore utilizzo improprio della stessa può comportare la rimozione del profilo o della pagina che l’ha pubblicata – oltre alla possibilità di sporgere denuncia-querela.
Il giovane allora gestiva all’epoca dei fatti una pagina non ufficiale dell’artista ed era stato invitato così dai parenti a gestire quella ufficiale. Dopo aver accettato a titolo gratuito e volontario si è occupato di iniziare la pubblicazione dei post su detta pagina.
Successivamente fu deciso da parte dei familiari di rimuoverlo senza un giustificato motivo con un post asserente “solo noi, pirati innamorati”. Non soddisfatti, calcarono la mano: in maniera brutale il padre dell’artista arrivò a minacciare di morte il giovane, allora 19enne, se non gli avesse consegnato anche la pagina Facebook che egli aveva inizialmente creato per sostenere il figlio. Ciò avvenne regolarmente, ma non di certo per paura, semmai per pietà dell’ignavia.
Resta ancora oscuro come sia possibile – nonostante i social network abbiano provveduto alla rimozione dell’immagine incriminata dopo il ricorso – che in diversi anni nessuno abbia contestato e chiesto la rimozione delle scritte e dei manifesti abusivi sui muri della cittadina.
Assurdo, essendo di Grottaferrata ho davvero uno sdegno di queste malazioni impunite, solidarietà al giovane.
Che vergogna!