La splendida cornice del Castello di Santa Severa alle porte di Roma, ospita fino al 3 ottobre la mostra “Giulio Turcato. Colori mai visti”, dedicata al noto pittore italiano. Sono esposti 30 dipinti che coprono l’intero arco creativo di Giulio Turcato che è stato uno dei più importanti rappresentanti dell’Astrattismo europeo e dell’Avanguardia postbellica italiana.

Il linguaggio dell’artista
I suoi quadri sono caratterizzati dal colore che domina il supporto materico. Turcato è stato infatti l’interprete di uno stile particolare che ha trovato nella cosiddetta Forma-Colore la risposta alla sua inesauribile ricerca e sperimentazione all’inseguimento del colore, durata fino alla scomparsa dell’artista. Nel 1977 Giulio Turcato scrisse: “I colori sono la nostra libertà, innestano la materia e la trasformano, la nostra fantasia è realtà nuova”. Il colore è il filo conduttore di tutto il percorso artistico del pittore, dalle prime opere del 1928, fino alle ultime degli anni ’90 dove la forma si annulla e si dematerializza nel colore, indiscusso protagonista della tela.
Giulio Turcato
Giulio Turcato (Mantova,16 marzo 1912– Roma, 22 gennaio 1995), vive a Venezia durante l’adolescenza dove frequenta il Liceo Artistico. Nel 1937 si stabilisce a Milano dove lavora creando disegni per mosaici e nel 1939 allestisce la sua prima mostra personale; nel 1942 espone alla XXIII Biennale di Venezia.

Dal 1943 si trasferisce a Roma dove partecipa alla IV Quadriennale. È attivo nella Resistenza e dopo la liberazione la sua attività rimarrà legata all’impegno politico che culminerà con l’iscrizione al Partito Comunista Italiano. Nel 1947 con i colleghi Accardi, Attardi, Consagra, Dorazio, Guerini, Perilli e Sanfilippo, firma il Manifesto “Forma 1″ che esprime le loro idee moderne e rivoluzionarie riguardo l’arte. Partecipa negli anni ad altre Biennali di Venezia. Nel 1956 compie un viaggio in Estremo Oriente passando per Mosca. Nel 1974 gli viene dedicata una grande mostra antologica al Palazzo delle Esposizioni di Roma. Muore nella capitale nel 1995.
La mostra
Il percorso espositivo delle 30 tele al Castello di Santa Severa riflette la ricerca artistica e l’esperienza di vita dell’artista stesso. Il primo dipinto che incontriamo è in realtà un quadro inedito bifronte realizzato tra il 1928 e il 1930. Da un lato abbiamo la veduta di un interno domestico, dall’altro l’immagine di un porto.
Seguono le vedute veneziane degli anni ’40, reminiscenze del suo periodo giovanile nella città lagunare e dominate ancora da elementi figurativi in cui il colore cerca però di travalicare i contorni delle forme.

1948-1949
Alla fine degli anni ’40 è l’impegno politico e sociale a dominare il suo stile svincolandosi dal realismo.
Comizio
Il dipinto Comizio del 1949 segna uno spartiacque: il rosso stilizzato delle bandiere e il bianco punteggiato di nero degli striscioni simbolici, al di là di ogni possibile ricerca stilistica, esprimono il raggiungimento di un codice espressivo in cui il cromatismo è esso stesso l’impalcatura e la dimensione costruttiva del dipinto.

Olio su tela
Il viaggio a Mosca e in Oriente ispirerà Il deserto dei Tartari del 1956 e Il Giardino di Mičurin del 1963 in cui il colore si trasforma sempre di più in in carosello poetico policromo.
Polimaterismo
Negli anni ’60 la ricerca sul colore si unisce alla sperimentazione con altre tecniche. L’utilizzo del collage e l’uso di altri supporti diversi dalla tela come la gommapiuma contribuiscono alla nascita di nuove opere. È la genesi di quadri come Tranquillanti del 1961 e La pelle del 1962.
Superficie lunare del 1968, un olio su gommapiuma, è ispirata alla notizia del primo uomo sulla luna!

Olio e tecnica mista su gommapiuma applicata su tela
Negli anni ’70 Turcato approfondisce lo studio sul cangiantismo dei materiali in rapporto con la luce: Cangiante è un dipinto del 1979.

olio e tecnica mista su tela
Gli anni ’80 e ’90 ci donano opere come Acquatico del 1989

olio e tecnica mista su tela
e l’ultimo dipinto Dune del 1992 in cui la maestria tecnica e l’ispirazione poetica si fondono in un’opera di straordinaria essenzialità ed afflato filosofico.

Olio e tecnica mista su tela
Giulio Turcato al Castello di Santa Severa
Visitare questa mostra significa anche ripercorrere la storia italiana dal dopoguerra alla fine del ‘900 attraverso la sensibilità, l’arte e l’impegno di uno dei suo più grandi pittori contemporanei. In una cornice che sarebbe stata sicuramente congeniale a Giulio Turcato: un meraviglioso castello medievale affacciato sul mare dalle cui finestre la luce gioca con i colori delle sue tele.
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