“Abroghiamo la legge Mancino, che in questi anni strani si è trasformata in una sponda normativa usata dai globalisti per ammantare di antifascismo il loro razzismo anti-italiano”. Così il ministro Fontana, in un post su Facebook, scatenando una polemica non da poco e risvegliando, forse, quel pizzico di antifascismo ancora sopravvissuto.
Il “razzismo anti-italiano“
Il post del ministro Fontana risponde all’ipotesi di razzismo nei giorni scorsi, in seguito ai tanti episodi aventi non confermata, ma indubbiamente plausibile, matrice razziale. Lo sparo dal balcone verso una bambina rom, nulla da invidiare alle trame di Sergio Leone; il lancio di uova verso l’atleta Daisy Osakue, in un presunto Carnevale leggermente posticipato; eccetera, eccetera, eccetera. Lo sfondo razziale di tali avvenimenti non è sempre verificato e non può essere assunto come tale, in assenza di altre prove. Attenendosi tuttavia ai fatti, si sono moltiplicati insulti, aggressioni ed espressioni d’odio nei confronti di persone di etnia non italiana. Pura coincidenza?
Intanto, in ogni caso, il razzismo anti-italiano vagheggiato dal ministro è assolutamente infondato. La denuncia di alcuni risponde solo ad una pericolosa impennata. Un semplice campanello d’allarme, precauzione contro paurose tendenze razziste, che non sarebbero nuove per l’Italia dell’ultimo secolo.
Fascismo e antifascismo
L’antifascismo è un valore che trascende gli schieramenti politici, o almeno dovrebbe. Il fascismo va condannato, senza riserve. Dalla destra e dal centro-destra e dal centro e dal centro-sinistra e dalla sinistra e da ogni altro immaginabile schieramento. Semplicemente non deve essere consentito, in uno Stato civile, di giustificare un razzismo preteso e impuntato, incentrato sull’odio, la paura e la repressione. Il fascismo non rientra nella libertà d’opinione. Non è concessa la violenza in un paese civile, nemmeno presunta, non va legittimata, indipendentemente dalla fazione politica a cui appartiene.
La legge Mancino
La legge Mancino decreta proprio questo. “È vietata ogni organizzazione, associazione, movimento o gruppo avente tra i propri scopi l’incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi. Chi partecipa a tali organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi, o presta assistenza alla loro attività, è punito, per il solo fatto della partecipazione o dell’assistenza, con la reclusione […]”. La discriminazione e l’odio razziale sono punti cardine del fascismo (negare ciò vuol dir negare una verità storica, non un supposto politico), e così tale decreto colpisce anche il fascismo e la sua apologia.
Dal Governo
Fortunatamente, le parole del ministro Fontana restano parole. Il presidente Conte si dissocia immediatamente: “[…] Credo che il rispetto delle idee sia un valore fondamentale di ogni sistema democratico, ma allo stesso modo ritengo che siano sacrosanti gli strumenti legislativi che contrastano la propaganda e l’incitazione alla violenza e qualsiasi forma di discriminazione razziale, etnica e religiosa.” Anche i vicepresidenti Di Maio e Salvini si dissociano, ma l’ultimo ci tiene a sottolineare di essere d’accordo nella volontà di abolire la legge Mancino, anche se “non è una priorità”.
Pare quindi che, almeno per ora, la legge Mancino resti in vigore e il fascismo resti perseguibile. Nella speranza che la priorità diventi preservare l’antifascismo, indipendentemente dal colore del Governo che c’è e dei Governi che ci saranno.