Se dovesse esistere una classifica degli animali meno popolari, gli anfibi se la giocherebbero senza dubbio per i primi posti. Si sa, rane, rospi e salamandre non hanno mai riscosso troppo successo in un mondo dove a godere di maggiore celebrità sono quegli animali più adatti alle copertine. Nulla da dire contro cagnolini, gattini, cavalli e coniglietti, nostri simpatici compagni di vita, ma varrebbe forse la pena andare oltre e approfondire la conoscenza con queste stupefacenti creature. Gli anfibi (classe Amphibia) sono una classe di vertebrati, a loro volta suddivisi in tre ordini. Mentre l’ordine dei gimnofioni (Gymnophiona, o Apoda) sono poco conosciuti e hanno un curioso aspetto vermiforme, gli anuri e gli urodeli (Anura e Caudata) sono piuttosto noti. Gli anuri sono quegli animali conosciuti come rane, rospi e raganelle, mentre gli urodeli sono noti come salamandre e tritoni. Mentre i primi, nella loro forma adulta, sono privi di coda e hanno il secondo paio di zampe spesso atto al salto, i secondi mantengono la coda anche nella loro forma adulta.
Così come dice il loro nome, gli anfibi presentano una vera e propria “doppia vita”. Incredibili esseri che vivono sospesi fra l’acqua e la terraferma, conducono la prima parte della loro esistenza immersi nell’acqua proprio come farebbe un pesce. Queste forme giovanili, che nel caso degli anuri vengono chiamate “girini”, presentano tutta una serie di adattamenti che li rendono a tutti gli effetti degli animali acquatici, fra cui la presenza di branchie e di coda. Si nutrono di alghe o detriti di varia natura, e non escono mai dall’acqua. Poi, a un certo punto della loro esistenza, accade una vera e propria magia. Avviene una metamorfosi, e questi animali cambiano non solo esteticamente ma anche nella fisiologia. La trasformazione più stupefacente riguarda senza dubbio le branchie, che vengono riassorbite. Contemporaneamente compaiono dei rudimentali polmoni, anche se va detto che per questi animali resterà sempre molto più importante la respirazione tramite i pori della pelle. La dieta diventerà esclusivamente carnivora (gli anfibi adulti predano insetti e altri piccoli invertebrati). A questo punto, queste creature usciranno dall’acqua e cominceranno letteralmente un’altra vita. Con gli anfibi, la natura ha volito dare una dimostrazione della sua potenza: le magie più incredibili esistono già, e sono sotto i nostri occhi.
In Italia possiamo trovare un buon numero di anfibi, e alcuni di essi sono endemici. Il che significa che esistono solo qui da noi. Mi vengono in mente Salamandrina terdigitata e Salamandrina perspicillata, solo parlando di urodeli, mentre fra gli anuri la situazione sistematica è molto più ingarbugliata. Fra le nostre salamandre non è raro imbattersi nella celebre Salamandra salamandra, comunemente chiamata salamandra pezzata. Presenta un’inconfondibile livrea nera a chiazze giallo acceso, indice di una certa tossicità se ingerita (chiaro avvertimento ai predatori), ma per l’uomo si tratta di un animaletto totalmente inoffensivo. Contrariamente ai tritoni, le salamandre passano la loro vita adulta anche piuttosto lontano dai corsi d’acqua, dove tornano solo per riprodursi. Sono rinvenibili nei boschi, in zone umide e ombreggiate, e sono attive di notte o durante giornate fresche e piovose. I tritoni, invece, amano restare immersi nell’acqua anche da adulti. Tornando sugli anuri, invece, è impossibile non citare le rane verdi del genere Pelophylax, tipiche di stagni e acquitrini, o le rane brune (genere Rana), spiccatamente terricole. Nel nostro paese è ancora relativamente facile imbattersi in alcune specie di rospi, fra cui il Bufo bufo, anch’essi piuttosto terricoli e grandi mangiatori di piccoli invertebrati. Un po’ ovunque è avvistabile la raganella (Hyla sp.), che sembra un vero e proprio gioiello di giada e passa le notti primaverili ed estive a cantare.
Non voglio dilungarmi per paura di essere un po’ troppo prolisso, ma spero di avervi trasmesso un po’ di quella meraviglia che provo io, ogni volta che vedo -anche di sfuggita- un anfibio. Creature meravigliose e affascinanti, dalla vita straordinaria e difficile. Creature troppo spesso fraintese, poco conosciute e poco amate.
Il problema è che gli anfibi sono belli quanto fragili: un po’ dappertutto, quasi tutte le specie stanno subendo un brusco calo e stanno diventando sempre più rare. Questo perchè l’uomo inquina e/o altera gli ecosistemi di acqua dolce, distruggendoli direttamente o introducendo specie alloctone. Gli anfibi sono molto delicati. Essi risentono enormemente dei cambiamenti ambientali. E quando riescono a sopravvivere abbastanza, finiscono spesso vittima delle automobili: durante la stagione riproduttiva sono migliaia le rane, i rospi e le salamandre a finire sotto le ruote dei mezzi di trasporto. A volte, una strada di campagna costruita nei pressi di uno stagno può significare lo sterminio di intere popolazioni di anfibi. Il risultato? Se le campagne, in estate, una volta risuonavano dei canti e dei gracidii degli anfibi, oggi c’è quasi ovunque un silenzio assordante. Eppure queste creature vanno comprese, amate e tutelate. Sono troppo preziose, e con loro potrebbe andare persa un’enorme fetta di biodiversità.