“Noi non capiamo la musica, è lei che capisce noi. Questo vale per il musicista quanto per il profano. Quando la crediamo molto vicina a noi, ci parla e aspetta con sguardo triste che le rispondiamo.”
Il dualismo della ‘forma-Sonata’ si esprime con la libertà che contiene e con quella legge schematica che sembra essere il riflesso di una legge morale, la mèta ultima che aspira a raggiungere una verità assoluta per mezzo di una fissazione quasi storiografica: per Ludwig Van Beethoven tutto ciò rappresentò lo strumento
perfetto per dar vita ai suoi sentimenti in forma musicale, in quanto categoria principale del pensiero.
Come suggerisce direttamente il termine stesso, “Sonata”, essa non è altro che ‘musica da suonare’, ma non bisogna confondere un intero brano (ovvero più tempi e/o movimenti messi insieme) ed il singolo componimento musicale (ad esempio l’Allegro o l’Andante di una sinfonia) scritti in forma sonata. Difatti essa, soprattutto in Beethoven, è semplicemente la struttura di un solo pezzo. Inoltre quest’ultimo può essere suddiviso in diverse parti o sezioni, ovvero il tema principale (esposizione), lo sviluppo e la ripresa con una leggera ma riconoscibile variazione della tonalità del tema iniziale, con la conclusione finale accompagnata talvolta da una ‘coda’; tutte queste parti possono essere abbellite dal compositore con variazioni tonali e melodiche o stravolgimenti ritmici in base ai sentimenti che quel brano è destinato a far emergere. Tuttavia ormai il termine ‘sonata’ viene adottato dai compositori e dai critici musicali per indicare un’intera composizione musicale.
Beethoven con le due Sonate op. 27, pubblicate nel 1803, mette in evidenza l’insofferenza per gli schemi formali tradizionali come difatti specifica nell’indicazione preposta alle “Sonata quasi una fantasia” . Questo nuovo sentimento di odio raggiunge l’acme nella prima Sonata in Mi Bemolle Maggiore, la quale presenta un’eccezionale frazionamento di tempi (Andante, Poco meno mosso, Allegro, Andante, Allegro molto e vivace, Adagio con espressione, Allegro vivace, Adagio, Presto) in un susseguirsi di immagini ed eventi sonori suggeriti dal fluttuante moto degli effetti; tuttavia il volto di tale sonata risulta sfocato e deludente tanto per il compositore stesso che per gli ascoltatori.
La Sonata in Do Diesis Minore, invece, è quel capolavoro che tutto il mondo conosce. Come ben si sa, il Romanticismo si considerò l’erede legittimo di questa composizione che venne soprannominata dal polemico critico berlinese L. Rellstab ‘Chiaro di Luna’. Purtroppo spesso si cade nell’errore di considerare Beethoven come autore romantico, quando in realtà egli fu il precursore di questo movimento ma non si considerò mai tale poiché visse dal 1770 al 1827. Lo scrittore musicale G. Carli Balolla scrive riguardo il ‘Chiaro di Luna’: “Il famoso ‘Adagio sostenuto’ sarebbe quindi, non solo pura espressione dell’essere beethoveniano nei primi anni in cui egli fu afflitto dalla sordità, ma soprattutto una geminazione scaturita da un seme mozartiano mediante una specie di studio preliminare, condotto su materiale di un’affinità strutturale ed espressiva davvero impressionante. Nel primo tempo della sonata, il ‘Chiaro di Luna’ emerge la stessa solenne e immota contemplazione del mistero del dolore umano in un clima d’inesorabile fatalità.”
Il compositore tedesco venne tanto apprezzato quanto criticato dai suoi contemporanei ma in seguito fu il faro principale cui fecero riferimento tutti i musicisti ottocenteschi. Tra alcune critiche vi fu quella del compositore boemo Johann Wenzel Tomásek relativa ad un concerto di Beethoven del 1797, in cui disse:
« Lo stupefacente modo di suonare di Beethoven, così notevole per gli arditi sviluppi della sua improvvisazione, mi toccò il cuore in modo insolito: mi sentii così profondamente umiliato nel mio più intimo essere da non poter più toccare il pianoforte per diversi giorni. Certo, ammirai il suo stile vigoroso e brillante, ma i suoi frequenti e arditi salti da un tema all’altro non mi convinsero affatto; distruggevano l’unità organica e lo sviluppo graduale delle idee, e la stranezza e l’ineguaglianza sembravano essere per lui lo scopo principale della composizione. »
Due grandi compositori di quell’epoca. Sarebbe bello poterci fare un “salto”. 😉
La maestosità dei loro lavori riassunta in piccole pillole culturali.
Speriamo così il pubblico si avvini alla loro grandezza 🙂