Il tema del nulla è uno degli argomenti che mi ha sempre appassionato e sul quale nel tempo ho saputo sviluppare una linea di pensiero soggettiva articolata su vari punti.
Il primo punto di analisi riguarda la distinzione tra nulla relativo e nulla assoluto nell’ambito del mio sistema di pensiero. In quanto idea che fa parte della nostra quotidianità, il nulla altro non rappresenta se non la mancanza di “qualcosa” che sentiamo o facciamo. In quanto tale, il nulla è collocato in un contesto pragmatico e alla portata di qualsiasi soggetto umano. Basti pensare alle affermazioni : “non ho mangiato nulla”, “non ho letto nulla”. Il contrario di questo nulla è ovviamente “qualcosa” che può essere “un tipo di cibo” nel caso di “mangiare” o un libro nel caso di “leggere”. Anche se il nulla si presenta in modo impersonale, come nella frase “qui non c’è nulla”, questo nulla è sempre l’opposto di “qualcosa”. A questo livello, il nulla rivela la sua assoluta semplicità e basilarità.
Accanto a questo nulla radicato nella quotidianità, la nostra mente è in grado di elaborare un altro concetto di nulla, di una profondità incomparabile rispetto al nulla quotidiano. Ciò a cui mi riferisco è il concetto di nulla in quanto non appartenente all’esperienza sensibile umana. Su questo profilo, in verità vi sono differenti scenari da analizzare.
Il primo scenario che considererò è quello di maggiore pregnanza concettuale e riguarda il nulla assoluto come postulato mentale. Se il nulla relativo quotidiano è opposto di “qualcosa”, il nulla assoluto sovrasensibile (che va al di là della nostra esperienza sensibile) è opposto di “tutto”. Il nulla assoluto come opposto del “tutto” non è nient’altro che il nulla esistente al posto dell’universo con la sua storia infinita. Per sottolineare l’importanza di questo nulla, generalmente io lo indico con la lettera maiuscola “Nulla” e anche come enfasi o elevamento a potenza del nulla quotidiano. Bisogna sottolineare che il nulla così inteso esiste solo come postulazione mentale, cioè come ipotesi formulata. In particolare, la genesi di questo concetto è da ricercarsi in due domande fondamentali : se si prova a immaginare il nulla al posto dell’universo con tutta la sua storia (presente, passata e futura), questo nulla è uguale a quello della nostra quotidianità? Perché esiste l’universo e non il nulla al suo posto? Quanto alla prima domanda, la risposta ovviamente è no. Il nulla, come assenza di universo inquadrato storicamente nel passato, presente e futuro, non è un concetto banale e a portata di mano come il nulla quotidiano, ma assume un’importanza fondamentale nella sfera della metafisica. Per comprendere l’importanza di questo nulla, è necessario investigare la seconda domanda che ho posto relativa al motivo per cui esiste l’universo e non il nulla al suo posto.
Dal mio punto di vista, l’universo è stato creato da Dio al posto del Nulla. L’universo così inteso è il “Non Nulla”, il “Tutto Assoluto”. La dimensione temporale in cui avviene l’atto creativo è quella del semprepresente, anche se non è mia intenzione sviluppare la mia posizione sul rapporto tra Dio e l’universo in questo articolo. In quanto “Tutto Assoluto”, l’universo è stato creato da Dio al posto del nulla. Tra due opzioni (Tutto e Nulla) Dio ha scelto la prima. Ciò ha delle implicazioni importanti nella sfera della fede e della relazione emotiva tra essere umano e Dio. Se è vero che quest’ultimo ha deciso il Tutto al posto del Nulla, l’essere umano deve ringraziare Dio per l’esistenza della realtà e dello stesso genere umano. Tale ringraziamento si attua, in base alla mia prospettiva, attraverso l’osservanza delle norme etiche che si fondano sulla non violenza e sullo spirito di sacrificio verso il prossimo. Io personalmente ho sempre posto l’attenzione solo sulla non violenza ma è altrettanto importante anche il sostegno verso il prossimo. Potrei dire che la non violenza è il fondamento dell’etica mentre il bene fatto al prossimo, in termini di generosità, altruismo e sacrificio, è parte integrante della positività morale ma non ne costituisce la base.
Da sottolineare che anche Leibniz si è posto la domanda “Perché esiste la realtà (o qualcosa) e non il nulla al suo posto?”. Secondo il filosofo tedesco, a meno che non siamo disposti ad accettare l’idea che l’universo sia spuntato all’improvviso senza nessuna causa, la risposta sarebbe: qualcosa esiste perché esiste un essere eterno, incausato per il quale nessuna spiegazione ulteriore è possibile. Leibniz ha identificato questo essere con Dio, ma diversi filosofi moderni lo hanno ricondotto all’universo stesso. La visione di Leibniz, così come la mia, appartiene alla posizione finalista, in base alla quale l’universo ha un fine ultimo che coinvolge anche l’essere umano. La seconda posizione è quella degli atei e si basa su una concezione della realtà meccanicistica.
Il secondo scenario del nulla assoluto si basa sulla dimensione del nulla prima e dopo la vita umana. Personalmente ritengo che lo spirito umano preesiste alla vita e continuerà ad esistere dopo la morte. Anche in questo caso, non intendo aprire la parentesi sullo spirito umano e il contesto finalistico nel quale è inquadrato. Adesso sto per considerare la tesi atea in base alla quale lo spirito umano o l’anima non esiste né prima della vita né dopo la morte. Anche se tale posizione non rappresenta il mio personale punto di vista, è opportuno comunque investigare anche quest’aspetto, in quanto filosofo. Iniziamo a considerare la condizione umana in quanto dimensione che comprende la situazione prima della vita e quella dopo la morte. In base a questa prospettiva, indubbiamente il nulla è la situazione alla quale siamo più abituati. Si potrebbe anche aggiungere che il nulla è la nostra Casa effettiva dal momento che è il posto che consideriamo più familiare, avendoci trascorso la maggior parte del nostro tempo ed essendo convinti che alla fine del nostro viaggio terreno ci faremo ritorno. Secondo il poeta filosofo Al Ma ‘arry, l’essere umano è “ospite” (dayf) su questa terra, il che implica che la nostra vera casa non viene esperita dall’essere umano durante la sua vita terrena. Ne consegue che per Al Ma‘arry la vera casa è proprio il nulla prima della vita e dopo la morte.
In questo articolo, ho scelto di trattare il nulla in termini di opposizione dicotomica tra nulla relativo (ancorato alla quotidianità) e nulla assoluto (pertinente alla sfera metafisica da una parte e a quella escatologica dall’altra) ma il nulla può essere collocato in contesti differenti da quelli qui esaminati. Ad esempio, il nulla può essere visto come il deserto delle relazioni umane, la solitudine, il subire l’indifferenza, l’emarginazione, la sensazione di viaggiare per il deserto anche quando si incrociano migliaia di persone e tanto ci sarebbe da dire su questo.
Nel regno di Fantàsia del film “La Storia Infinita”, il nulla è una creatura che divora porzioni sempre maggiori di questo regno. In base alle parole d Mork, l’inviato di coloro che hanno deciso di distruggere Fantàsia, il nulla domina perché la gente ha finito di sperare e di credere nei propri sogni. Coloro che si avvicinano al Nulla, ne sono attratti in maniera irrefrenabile, spinti dalla mancanza di speranza. Solo attraverso una grande forza di volontà è possibile evitare di essere inghiottiti verso di esso. All’interno del film, il cavallo di Atreiu Artax sprofonda nella palude della tristezza perché è vinto dalla disperazione e la mancanza di fiducia. Questa scena può essere considerata un esempio che chiarisce molto bene la forza di attrazione che esercita il nulla nella “Storia Infinita”.