A Roma mancheranno tante cose ma di sicuro non mancano fontane, pare infatti che di fontane artistiche ce ne siano circa 2.000 e, se contiamo anche i simpatici “nasoni” si superano facilmente le 5.000.
Tenendo presente che, a seconda della zona, ogni fontana funziona con un diverso acquedotto si potrebbe anche organizzare un percorso gourmet per apprezzarne la varietà.
La più leggera,perché priva di calcare, è considerata quella dell’acquedotto Vergine, ma la più buona resta, a dispetto del nome, la Marcia. Le fontane “più giovani” vengono alimentate dal Peschiera, con un’acqua che compie un percorso di chilometri e chilometri prima di arrivare in città.
Ognuna poi ha la sua voce e la sua personalità, c’è quella discreta che passa quasi inosservata, o quella imponente, che fa di tutto per farsi osservare, vanitosa più di una donna.
Ogni fontana poi rispecchia la complessa personalità del committente, brusca e burbera quella del Mosè, degna figlia di papa Sisto V, quello che per Belli “nnu la perdonò nneppur’a Ccristo “. Elegante e raffinata quella del Tritone, specchio fedele di Urbano VII, papa poeta e mecenate, ma anche un po’ birbante, basta aumentare la pressione dell’acqua e la conchiglia emette un fischio forte e squillante.
Purtroppo il tremendo inquinamento acustico, che circonda i romani, ha azzittito la voce sussurrante della maggior parte delle fontane, ma se si passeggia di notte, quando i rumori si assopiscono, allora a volte parlano di nuovo e iniziano a raccontare mille storie diverse.
Lo sapeva bene Respighi che dedicò proprio a loro una delle sue più belle composizioni.
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