Il 13 febbraio, a Lavagna, muore suicida un ragazzo di 16 anni. 10 grammi d'hashish, una famiglia, l'adolescenza, una pattuglia della guardia di finanza e la finestra di casa. Due giorni dopo i funerali e l'occasione persa per tacere.
Il suicidio, pulsante e disarmante necessità di una vita migliore, è sempre un controsenso, ancor più quello di un adolescente. A 16 anni si è volubili e fragili per natura, a 16 anni si vive in una minuscola bolla che ci pare il mondo e l'eterno. Una bolla fisiologica, il micromondo adolescenziale, data dalla visione ancora egocentrata di un essere umano in fase di sviluppo. Troppo spesso alimentata da adulti con una visuale limitata, con una personalità fallita. A 16 anni gli errori che collezioni non contano, a 16 anni sei pura espressione di potenziale. A 16 anni tutto può succedere e tutto può realizzarsi. Ma non per una vita stroncata, troppo assuefatta dai (pre)giudizi, troppo accecata da adulti che invece di mostrare ampi orizzonti innalzano pareti .
E se a 16 anni muori per 10 grammi d'hashish il controsenso trascende nell'incredibile. L'apprensione genitoriale è sempre comprensibile, così come lo scontro generazionale: il mondo cambia e i suoi abitanti sono spesso più lenti di lui. Ma non si può per questo perdere l'orientamento. Esasperare una lecita preoccupazione in un'ossessiva visione dissociata rispetto la realtà dei fatti non può che generare incubi e mostri. Gli stessi da cui, probabilmente, l'adolescente si è sentito assalito e indotto ad un escapismo estremo.
Le dichiarazioni della madre del ragazzo confermano la disinformazione e l'anacronismo valoriale che molti adulti pretendono di imporre sui giovani. Le stesse dichiarazioni, appaiate a quelle del parroco che ha celebrato la funzione, testimoniano la pretesa che i ragazzi parlino ad adulti che hanno già deciso di non ascoltarli.
Un articolo riguardo il suicidio del giovane di Lavagna recita “Credete davvero di doverci salvare voi?”. Questa domanda apre un'ampia riflessione sullo strascichio di una società ipocrita, paternalista, autoritaria e gerarchica. Una società che il progresso culturale ha annichilito, ma che cerca ancora d'imporci i suoi fantasmi. E lo fa attraverso sparuti benpensanti intrisi d'ideali e valori evidentemente falliti: l'hashish non uccide, il pregiudizio sì.