Il papà di Gabriele Viti è un omone robusto, estremamente buono come tutti coloro che sono stati toccati dal male e che, quindi, del male hanno sofferto: suo figlio se ne è andato, stroncato da una malattia del sangue, quando aveva poco più di undici anni e Pietro, di lui parliamo, da tanti anni ha dedicato la sua vita e quella della sua famiglia al ricordo di Gabriele.
Lo fa con altissimo senso del dovere civico, consapevole che gli altri non debbano soffrire come Gabriele, impegnandosi con opere di protezione civile e, soprattutto, cercando di dotare gli ospedali di quei macchinari che avrebbero potuto contribuire a salvare, oltre la vita del figlio, anche quella di tantissimi altri bambini, raccogliendo soldi con i quali compra i macchinari e li dona agli ospedali.
Lo ha già fatto utilizzando, ad esempio, i ricavi della vendita di due libri e raggiungendo così un importante traguardo nell’esprimere solidarietà verso i bambini meno fortunati e con lo scopo finale di migliorare la qualità della vita dei bambini che per motivi famigliari, fisici, economici o psicologici sono meno fortunati e nell’intento di sostenere in vari modi i giovani che si trovano in situazioni di difficoltà.
Innumerevoli ormai le realizzazioni della Fondazione: da un parco giochi all’interno del Policlinico Umberto I alle pompe ad infusione donate all’ospedale di Anzio, dai televisori ai lettini pediatrici, dalla sala della creatività agli armadietti, dall’apparecchio NeoPuff utile in sala parto per assistere gli appena nati con difficoltà respiratorie al monitor multiparametrico, al defibrillatore, alle poltrone letto per le mamme che assistono i loro piccoli in ospedale, al saturimetro polmonare.
Ed in questa ottica prosegue instancabile l’opera della Fondazione Viti, che non si esaurisce soltanto con le opere buone e che per realizzarle è attiva sotto diversi altri profili, come ad esempio annuali manifestazioni attraverso le quali vengono raccolti fondi: manifestazioni all’insegna dell’allegria e della cultura, della buona musica e con tanti famosi personaggi che con la loro presenza qualificano ed aiutano a ricordare, a donare, a realizzare progetti concreti.
L’ultima di queste annuali manifestazioni si è tenuta ieri 19 marzo presso la Sala Convegni del prestigioso “ Seraficum “: una lunga serata-evento che ha preso il nome de “ Il cassetto dei ricordi “ ed alla quale hanno preso parte grandi nomi dello spettacolo come i doppiatori Massimo Corvo e Monica Ward, il fantastico ballerino di tip tap Marco Rea, la potente voce romana di Elena Bonelli e la sofisticata Maria Letizia Gorga, la signora del circo italiano Liana Orfei ( emozionatissima ) ed il bravo Sebastiano Somma che ha letto due composizioni del Presidente della Fondazione Pietro Viti.
Momenti di grande commozione li ha destati il grande Rodolfo Laganà, uomo di straordinaria umanità e di sofisticata allegria e comicità, che ha tenuto la scena in maniera semplice ma assolutamente concentrata guadagnando a più riprese gli applausi del pubblico che gremiva l’Auditorium; la serata è stata condita dalle stupefacenti esibizioni della banda del musical “ Jesus Christ Superstar “ che si è esibita in diversi brani del colossal.
Due i bravi presentatori della serata, entrambi dello stesso cognome ma non apparentati tra di loro, due attori di razza come Pino e Roberta Ammendola: semplice, umano, discreto, efficace il primo quanto esuberante e giustamente evidente la seconda, entrambi grandi amici della Fondazione che con la loro partecipazione hanno veramente qualificato uno spettacolo da tutti apprezzato e gradito nella prospettiva che tutto quanto andato in scena serva ancora una volta a produrre del bene per chi soffre.
Ci sentiamo inoltre di segnalare la preziosa opera di tutti coloro che, non visti, hanno collaborato per la riuscita della manifestazione, dai tecnici allo staff organizzativo che tanto efficacemente ha funzionato contribuendo così alla piena riuscita di una manifestazione che resta senz’altro nei cuori di tutti noi.
Sulle potenzialità
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