Ottenere migliori esiti di salute per i pazienti, contenere le risorse per la crescita sostenibile del Servizio sanitario nazionale (Ssn),e superare le disuguaglianze esistenti e ingiustificate ancora presenti nei percorsi diagnostico-terapeutici assistenziali: sono questi i principali obiettivi che ogni sistema sanitario basato su un’assistenza di valore dovrebbe avere come proprie priorità.
È la medicina basata sul valore il tema centrale del Convegno “La Value Based Healthcare nel contesto della cronicità”, frutto della collaborazione traHPS – Aboutpharma e UCB Pharma Italia e organizzato per stimolare il dibattito tra rappresentanti delle Istituzioni, clinici, manager e Associazioni Pazienti al fine di condividere e trovare, insieme, idee e possibili soluzioni per rispondere,in modo più efficace,ai bisogni assistenziali della popolazione e, in modo più efficiente, alle esigenze del sistema sanitario stesso.
Il Ssn si trova infatti a gestire una complessità di variabili: il progressivo invecchiamento della popolazione e l’aumento dell’incidenza delle malattie croniche – che oggi coinvolgono circa il 40% della popolazione, circa 24 milioni di italiani – e delle comorbidità; le disuguaglianze strutturalia livello regionalein termini di misure di prevenzione, ritardi nelle diagnosi e qualità assistenziale variabile; ladifficoltà d’interazione tra i diversispecialisti e tra la medicina del territorio e quella ospedaliera.
Obiettivo del convegno è quindi favorire un confronto tra tutti gli attori coinvolti al fine di ripensare i modelli di assistenza, focalizzandosi sulle reali esigenze del paziente, sul percorso di ‘presa in carico’nella sua complessità ed evidenziare i benefici clinici ottenuti dall’integrazione delle diverse expertise in un unico team di assistenza.
Si intende quindi affrontare le sfide che provengono dalla governance: il Servizio sanitario deve essere in grado di garantire l’accessibilità delle cure, evitando di aumentare ulteriormente i costi e mantenendo qualità e innovazionenell’ottica della ‘personalizzazione delle cure’ che sempre più caratterizza la medicina contemporanea. Un’innovazione che, in ambito farmaceutico, è stata garantita fino ad oggi nel nostro Paese grazie al mantenimento di prezzi dei farmaci tra i più bassi d’Europa e a una spesa tra le più basse a livello mondiale, ma che deve sempre più tenere in considerazione il nuovo scenario di multi-cronicità attuale e pensare a un efficientamento nell’allocazione e distribuzione delle risorse economiche.
Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, le malattie croniche richiedono l’impegno di circa il 70-80% delle risorse sanitarie a livello mondiale. In Italia, si spendono oggi circa 66,7 miliardi di euro per queste patologie e si stima che questa spesa raggiungerà i 70,7 miliardi nel 2028.
Ipertensione, artrosi/artrite, osteoporosi, diabete e scompenso cardiaco sono oggi le patologie croniche più diffuse e sono in particolare le donne ad essere più frequentemente “multi-croniche” (42,6% degli uomini vs 54,4% delle donne) con problemi di osteoporosi (incidenza del 5,2% negli uomini vs 31,2% nelle donne) e di artrosi/artriti (27,8% degli uomini vs 48,3% delle donne).
Bisogna inoltre tenere in considerazione che l’aumento delle patologie croniche non è solo dovuto all’invecchiamento della popolazione: l’innovazione medico-scientifica ha reso possibile la cura dove non disponibile precedentemente e le nuove terapie hanno di fatto cronicizzato patologie che pur non potendo essere curate definitivamente, sono state in qualche modo “stabilizzate” coinvolgendo anche fasce d’età più giovani. Basti pensare, per esempio, ai traguardi ottenuti nella cura del cancro o ad alcune patologie neurologiche, come la sclerosi multipla.
Il Servizio sanitario nazionale deve quindi essere in grado di creare una filiera di servizi adeguata alla gestione efficace delle singole patologie mettendo in relazione ospedale e territorio, costruendo un percorso flessibile e capace di adattarsi alle esigenze dei pazienti.Dall’approvazione del Piano Nazionale della Cronicità nel 2016, alcune esperienze sono state avviate, a livello nazionale e regionale, ma resta ancora molto da fare,in particolare nella corretta valutazione del valore del costo-beneficio dell’assistenza, sia per il paziente che il per il SSN.
Una medicina basata sul valore deve infatti saper conciliare outcome di salute positivi per il paziente e costi sostenibili. Ciò significa dare priorità a prestazioni e servizi assistenziali di alto valore, sicuri, efficaci e appropriati che utilizzino modelli organizzativi di ‘presa in carico’ disegnati per assecondare le peculiarità del paziente con un approccio sistemico e multidimensionale, in cui ogni operatore del Sistema salute sia attivamente partecipe del percorso di cura e gestione del paziente cronico.
“Per creare questa rivoluzione – precisa Andrea Silenzi, Università Cattolica del Sacro Cuore e vicepresidente Società Italiana di Leadership e Management in Medicina (SIMM)– è necessario in primo luogo lavorare sulla cultura dei professionisti e sul coinvolgimento dei cittadini, cambiarementalità e procedere per step che prevedano, in primo luogo, lariorganizzazione dell’assistenza sulla base del reale bisogno di salute del paziente, favorendo la formazione di equipe multidisciplinari e network assistenziali, in modo da connettere trasversalmente i diversi attori coinvolti nel percorso integrato di cura; in secondo luogo, una nuova metodologia di lavoro basata sulla comunicazione trasparente delle informazioni relative agli esiti di salute e sulla condivisionedelle buone pratiche “real world””.
Introdurre un metodo multidisciplinare e multi-professionale comune a tutto il personale di cura vuol dire anche cambiarel’approccio nella formazione che va orientata in senso trans-professionale: bisogna infatti sviluppare negli operatori sanitari una professionalità ‘trasversale’ adeguata alle esigenze di un sistema di cure integrate che deve rispondere al quadro attuale di multi-cronicitàe fragilità.
Tra le aree della cronicità che meriterebbero una particolare attenzione per la numerosità dei pazientie per l’impatto sul SSN, troviamo l’osteoporosi e le fratture da fragilità che in Italia interessano ogni anno circa 600.000 persone[i], ma di cui si stima un’incidenza molto maggiore nella realtà.Diversamente da quanto già accade in alcune aree terapeutiche come quella cardiovascolare, in cui la presa in carico e il trattamento del paziente sono scanditi da percorsi e procedure standardizzate, nell’ambito dell’osteoporosi e delle fratture da fragilità questo percorso non è ancora stato organizzato in un’ottica di sistema assistenziale a livello nazionale. Esistono degli esempi in ambito internazionale, quali i Fractures Liaison Services, a cui l’Italia dovrebbe ispirarsi per costruire strutture di continuità assistenziale e terapeutica multidisciplinari organizzate come Unità dipartimentali in prossimità dei centri di ortopedia o dei Pronto Soccorsi ortopedici.