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La nostra intervista a Carlo Zannetti

Francesco Elia De Petris BY Francesco Elia De Petris
10 Aprile 2020
in Artisti, Interviste, Musica
Tempo di lettura:10minuti per leggere
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La nostra intervista a Carlo Zannetti

Vi abbiamo già parlato di lui qui, ma non bastava. Bisognava scoprire meglio di che pasta è fatto Carlo Zannetti in un momento di nuove scoperte e di nuove passioni. Infatti, in questa intervista esclusiva egli ci introduce novità significative da cui trarre spunto soprattutto in un periodo di quarantena.

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L’intervista

  1. Quando e come nasce la tua passione per la musica?

“Credo di essere nato con la musica nel sangue, perché a partire dall’età di 5 – 6 anni, alcuni degli eventi che si sono  succeduti della mia vita, almeno quelli più importanti, sono ovviamente rimasti fissati nella mia mente per sempre, ma  associati ad una canzone, ad una musica oppure al suono di uno strumento musicale. 

Carlo Zannetti

Ho iniziato a 10 – 11 anni ad ascoltare tantissima musica classica. Avevo un carattere introverso, ero parecchio solo, e quindi passavo delle ore in compagnia delle melodie di grandi maestri come Rachmaninov, Chopin, Bach, Paganini, Corelli e tanti altri. In quel periodo iniziai a studiare la chitarra, imparai come autodidatta e con molta fatica a leggere la musica dal pentagramma. Mi interessava solo la musica, a scuola andavo male in quasi  tutte le materie, solo in italiano e disegno riuscivo abbastanza bene. Poi a 16 anni nel 1976, cominciai ad ascoltare anche i Genesis, King Crimson, Procol Harum, Pink Floyd, e successivamente mi innamorai perdutamente dei Beatles”. 

  • Tra il 1976 ed il 1988 inizi il tuo percorso artistico nelle città di Padova, Bologna e Milano. Come è stato sperimentare queste realtà e cosa senti abbiano trasmesso alla tua carriera artistica?

“ Devo innanzitutto premettere che la mia vita in generale, è sempre stata contrassegnata da incontri casuali, che sotto più punti di vista potrebbero sembrare veramente incredibili. Certe volte, quando ci penso, mi viene da credere che non fossero proprio così casuali, anche perché la direzione era sempre quella, ovvero la musica o il mondo dello spettacolo, la poesia e  i testi, le parole, le canzoni, etc. Nel settore musicale, in età adolescenziale, ero veramente ‘affamato’ , nel senso che ero sempre alla ricerca  di scoprire nuovi accordi, particolari tecniche e stili musicali che potessero farmi migliorare la padronanza del mio primo strumento musicale, la chitarra. 

A Bologna, da ragazzino andavo sempre in piazza Maggiore ad ascoltare Beppe Maniglia, quel tipo stravagante che suonava tutto il giorno la sua chitarra elettrica, lì davanti alla Basilica di San Petronio. Lì conobbi per la prima volta dei grandi uomini, pieni di umiltà e di bravura, che mi dettarono i primi fondamentali insegnamenti di vita, che mi trattarono come un figlio. Ripeto, io ero un ragazzino, loro erano e sono grandi cantautori, parlo di Francesco Guccini e Claudio Lolli. Li incontravo dappertutto, li cercavo sempre. A 16 anni strimpellavo e cantavo tutte le loro prime canzoni. A Padova invece la musica divenne definitivamente il mio lavoro, nel frattempo erano trascorsi molti anni, ed io riuscivo a cavarmela con un repertorio infinito di canzoni italiane e estere. Suonavo nei locali, i cantautori italiani, i Beatles, componevo canzoni e avevo iniziato ad accompagnare qualcuno di ‘forte’ nei tour estivi. A Londra e a Milano poi, verso la fine degli anni ’80, poi ho conosciuto il mondo…”

  • Successivamente ti trasferisci a Londra e racconti di aver conosciuto e avuto un’ amicizia con  il grande cantante statunitense Levon Helm; come è stato conoscere e avere a che fare con un gigante come Levon?

“Levon Helm appartiene a quel giro di incredibili incontri più o meno casuali che si sono succeduti nella mia vita. Per esempio, a 17 anni mi trovai a cambiarmi,  in uno spogliatoio di legno presso una pista di sci da fondo vicino a Madonna di Campiglio, con Marcello Mastroianni che mi chiedeva se fosse difficile quel tipo di sport e che accompagnai su e giù per la pista. Più o meno nello stesso periodo incrociai la magnifica Donna Summer alle due di notte a Venezia, e in seguito incontrai per ben due volte in due ristoranti diversi a Londra e a Venezia, il famoso attore Omar Sharif. 

Conobbi Levon Helm a Londra a casa di amici, nel periodo in cui dal 1985 a 1988 vivevo lì. Non abbiamo mai suonato insieme. Lui è stato un altro mio maestro di vita, mi ha insegnato a non giudicare mai il prossimo, ad amare moltissimo gli animali, a leggere molti libri. Ci siamo incontrati altre volte per chiacchierare e siamo rimasti in contatto fino al 2005. Era una persona piena di positività e umanità. Probabilmente non ne poteva più di me, perché non facevo che domandargli del Festival di Woodstock, dove lui aveva suonato nel’69”. 

  • In  Italia collabori con innumerevoli Autori, ed anche a livello internazionale con grandi personalità come Trainor ed O’Connor. Come pensi abbiano potuto incidere nel tuo percorso? Raccontaci questo periodo brillante.

“Ma guarda devo dire che certe collaborazioni e certe amicizie mi sono rimaste nel cuore, altre sono finite malamente. Io non sono il tipo che dimentica facilmente i momenti meravigliosi trascorsi con qualcuno, soprattutto quelli nei quali si cerca  di concepire un qualcosa di buono a livello musicale e culturale. Purtroppo sono rimasto molto deluso, perché qualcuno degli artisti con i quali ho collaborato, in seguito ha dato l’impressione di avere  la memoria corta. È possibile che certi turnisti vengano dimenticati,  come se non fosse importante citare o ricordare qualcuno che ha suonato con te, ma quando c’è in ballo l’amicizia, dovrebbe essere un’altra cosa  A livello artistico ho imparato molto, a livello umano, in certi casi, non molto, anzi sono rimasto molto deluso”.

  • Nel 1995 e nel 1997 pubblichi i tuoi primi Album: “Carlo Zannetti” e “L’Ulisse del 2000”, Nel 2008 grazie a “Tic-Tac d’Autore” di cui scrivi sia il testo che la musica sei finalista di alcune rassegne di carattere internazionale in U.S.A, Romania, Argentina, Francia ed Italia ed addirittura nel 2011 sei premiato per la composizione della musica per pianoforte della canzone  “Storia di un incompreso ” nel concorso “Civil Life Music Contest” in Veneto.  Insomma grande successo, puoi parlarci meglio di quello che sono state per te queste pubblicazioni e quale pensi ti abbia coinvolto maggiormente?

“Mi sono impegnato molto, e devo dire in tutta sincerità che a 30 – 35 anni avrei veramente potuto scrivere una canzone al giorno. La mia creatività era alle stelle. In quel periodo è stato molto bello incontrare qualche professionista della musica, e soprattutto trovare qualcuno che abbia creduto in me e nelle mie capacità. Alcuni artisti hanno una grande difficoltà nel riuscire a rendersi conto di essere artisti, hanno problemi di autostima, e fanno molta fatica ad esibirsi di fronte ad un pubblico. Io avevo una persona, che in quel periodo mi sosteneva molto e che mi ha aiutato tantissimo. Nel mio ego, pur avendo avuto parecchie soddisfazioni come autore (anche nascosto sotto qualche pseudonimo), mi sono sempre sentito uno scrittore e un musicista, un impiegato della musica amante del suono delle parole”. 

  • Nel 2015 pubblichi il tuo primo Romanzo: “Il Paradiso di Levon”, libro per’altro con il quale partecipi alla 28ˆ edizione della rassegna letteraria di Chambery in Francia ed altre importanti rassegne e presentazioni nazionali. Perché proprio questo titolo? Qual è il messaggio che hai voluto dare con questo libro?

“È un libro in parte autobiografico, e in parte dedicato a Levon Helm. Racconto di un vecchio musicista ormai vecchio e malato che tira le somme della sua vita , medita sulla sua vita vissuta sotto i riflettori. Il protagonista decide che le ‘cose’ più importanti della sua vita sono state l’amore, la gratitudine nei confronti degli amici, la scoperta dell’affetto infinito che ti possono regalare gli animali. Levon descrive quindi il suo modello di paradiso, all’interno del quale incontra tutti i suoi amici più cari, compresi i suoi amati cani”. È un romanzo che ha venduto circa 2200 copie in Italia e in Francia”.  

  • Ad oggi, collabori come redattore con alcuni giornali Nazionali e prosegui la tua attività  musicale presso alcuni studi di studio locali e all’Estero in USA ed in Gran Bretagna. Quali sono i tuoi programmi futuri? Hai qualcosa “in cantiere”?

“Oltre alla musica, che continua ad occuparmi molto, non più come musicista turnista ma come autore o cantautore, mi piace moltissimo scrivere anche articoli su alcuni giornali online nazionali. Ho intervistato alcuni artisti che ho nella mia vita ho avuto anche modo di conoscere personalmente come Giulio Rapetti Mogol , Shel Shapiro , Fabio Concato , Angelo Branduardi , Eugenio Finardi , Marco Ferradini , Alberto Camerini , Oscar Giammarinaro , Tony Cicco dei Formula 3 , Pietruccio Montalbetti dei Dik-Dik , Ricky Belloni dei New Trolls , Andrea Mirò , Homo Sapiens , Valerio Liboni , Paolo Capodacqua , Flaco Biondini  e tanti altri. 

Mi piace molto preparare le interviste. Scrivo anche articoli sull’amore, sulla vita e  sui grandi musicisti del passato. Mi diverto moltissimo. Ho scritto per il Gazzettino, per S.M.S News e adesso scrivo molto per il quotidiano Onda Musicale”.

  • Mi ha colpito molto il tuo talento per più strumenti: Chitarra, Basso, Pianoforte e armoniche. Quale di questi ti ha dato di più e perché?

“Ti ringrazio molto per aver usato la parola talento. Nel mio caso, più che talento userei la descrizione: capacità di suonare a seguito di molti sacrifici. Nella mia vita suonavo anche 10 ore al giorno, e quindi ho dovuto a rinunciare, se così si può dire, a molti altri divertimenti tipici della vita adolescenziale prima e poi di quella adulta. Non mi sono goduto tanto la vita. Ho avuto parecchi momenti difficili, nei quali ero costretto dal mio carattere anche a fare molto male a me stesso. La musica era la mia unica arma per sottrarmi ad una realtà che non mi piaceva e che ancora oggi, non mi piace. L’essere umano è molto difficile da comprendere, sotto certi punti di vista impossibile da comprendere. 

Tornando alla tua domanda mi sento molto legato al basso come strumento musicale, anche se suono meglio la chitarra. Invece per comporre il pianoforte è il massimo”. 

  • Secondo te è possibile imparare uno strumento da un’App o si necessita di un maestro?

“Guarda, dipende dal proprio carattere. Ci sono persone come me che non seguono tanto le regole e che amano fare il contrario di quello che fanno gli altri, che vanno bene a studiare come autodidatti, altri invece che preferiscono imparare attraverso gli insegnamenti. Quello che posso dirti in merito è che è fondamentale prendere da subito la cosa sul serio, e che è sempre bene suonare il più possibile con persone più brave di te”.

                   10. Carlo Zannetti animalista?

“Ho sempre pensato che gli animali siano un po’ come degli angeli, dotati di un’anima e di un qualcosa di indecifrabile che li renda di fatto migliori di noi. Odio chi fa del male agli animali, nello stesso modo in cui odio chi esercita violenza fisica e psicologica verso il prossimo. È da molti anni che collaboro con alcune associazioni animaliste. Credo molto in un cambiamento di massa, soprattutto nel settore delle abitudini alimentari, perché questo sfruttamento intensivo degli animali non ha senso, è un danno per la sensibilità di molti e soprattutto per il nostro pianeta che ormai ci sta ponendo di fronte ad una scelta obbligata”.   

Carlo Zannetti

                  11. Un tuo consiglio a chi decide di intraprendere oggi qu­esta carriera anche a  fronte dei cambiamenti e delle nuove tecnologie.

“Il mondo dello spettacolo e della musica sono molto cambiati in questi anni. Io credo che oggi come oggi sia molto difficile guadagnarsi da vivere con la musica”.


                 12. Lasciaci con una frase per i nostri lettori!

“Ricordatevi sempre che siamo esseri molto fragili anche se a volte ci sentiamo indistruttibili”.

A cura di Emanuele Caracci e Francesco Elia De Petris

Tag: Carlo Zannetti, intervista, Intervista a Carlo Zannetti
Tags: Carlo ZannettiintervistaIntervista a Carlo Zannetti
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