La città di Olbia e il suo porto: l’approdo preferito per migliaia di turisti è anche la sede, sull’isolotto Peddone, del Museo Archeologico. All’interno sono illustrate le varie fasi delle civiltà insediatesi sul territorio nel corso dei secoli: la fenicia, la greca, la punica e la romana. È altresì il Museo in Italia che espone il maggior numero di navi antiche, alberi e timoni di epoca romana. Non ci sono scuse per perdere un’occasione di visita e l’accesso al museo è completamente gratuito.

Il Museo
Il Museo Archeologico che illustra la storia di Olbia, la città “felice”, così denominata dai Greci (unico insediamento della Sardegna ad essere stato abitato da questo popolo), è opera dell’architetto Giovanni Maccioccco (Olbia, 31 ottobre 1947) e ricorda la forma di una nave ormeggiata in porto, chiaro riferimento all’importanza dell’approdo nella storia di Olbia ma anche all’odierna funzione portuale e turistica della cittadina. La prima inaugurazione del Museo risale al 2004 ma dopo alcuni cambiamenti e chiusure ha riaperto ufficialmente nel 2011. L’edificio sfrutta la sua meravigliosa posizione sull’isolotto antistante il porto odierno. Le grandi vetrate permettono alla luce di illuminare i reperti e ai visitatori di godere della splendida vista sul golfo. La sensazione è quella di essere cullati dal mare di Sardegna ed essere trasportati in un’altra dimensione storica.

L’allestimento
Rigore e semplicità: queste le parole chiave dell’architetto Macciocco che hanno ispirato il suo progetto architettonico. Il bianco delle pareti, le passerelle sospese, le terrazze agibili anche dall’esterno, la possibilità di trasformazione degli spazi interni a seconda delle esigenze didattiche ed espositive, fanno di questo Museo uno degli spazi più moderni e razionali nel panorama museale italiano. Da segnalare anche i sistemi video-audio di proiezione a parete con suono stereo integrato e pannelli sospesi trasparenti con immagini virtuali in 3D.
Il percorso di visita si sviluppa su due piani e al piano terreno, nelle sale più grandi, è ubicata l’imponente esposizione di parte dei relitti di 24 navi romane ritrovate nel 1999 nello scavo del tunnel cittadino proprio a poche centinaia di metri dal Museo. Questi straordinari ritrovamenti hanno imposto un radicale cambiamento al percorso museale, riservando queste ampie sale all’esposizione dei relitti e destinando le sale del primo piano alla storia della città e del territorio.
Piano Terra, Sala 1 – Sala 5
L’ingresso al Museo Archeologico nell’ampia sala circolare ospita un sarcofago di età romana imperiale, quindi si entra nella Sala 1 dove possiamo ammirare in buono stato di conservazione i relitti di due navi romane del V sec. d.C. che bruciarono ed affondarono nel porto di Olbia a seguito delle guerre con i Vandali verso il 450 d.C. Si possono altresì osservare tre aste da timone e due alberi conservati nella loro lunghezza originaria ( 7-8 metri). Nella Sala 3 è invece esposto un relitto di nave medievale di piccole dimensioni, forse destinata al traffico nel golfo di Olbia. È ad oggi l’unico relitto medievale visibile in Italia. Nella Sala 5 è da segnalare il plastico monumentale della città nell’epoca del suo massimo splendore nel II sec. d. C. Le altre sale sono destinate a percorsi multimediali.
Piano primo, Sala 1
Al primo piano le varie sale illustrano lo sviluppo di Olbia dalla Fase Prenuragica (VI-V millennio a.C), fino al XIX sec. Viene sottolineata l’importanza di Olbia come crocevia economico tra le varie rotte tirreniche grazie al suo porto protetto nel Mediterraneo ed incastonato tra insenature naturali. Nella Sala 1 il racconto si snoda dagli albori alla Fase Nuragica (II millenio a.C.- VI sec. a.C.), di cui si conserva una splendida navicella in bronzo che ci fa intuire come dovevano essere le piccole imbarcazioni nuragiche che dalla Sardegna prendevano il mare per dirigersi a Creta, in Sicilia, nell’Italia centrale e verso la Penisola Iberica.
I Fenici
Verso il 770 a.C., le navi Fenicie approdarono ad Olbia e ne fecero uno scalo importante per i loro traffici nel Mediterraneo. Dal 630 al 520 a.C., Olbia venne conquistata dai Greci di Focea e la città divenne l’unico centro greco di tutto il territorio sardo. A questo periodo sono ascrivibili la Coppa di Corinto (600 a.C ) e la piccola Testa di divinità femminile del VI sec. a.C.
Sala 2, di Cartagine e Sala 3 del passaggio tra Olbia punica e romana
La Sala 2 denominata “di Cartagine” illustra la conquista della Sardegna da parte di Cartagine tra il 540 e il 510 a.C. e la conseguente trasformazione di Olbia in città punica per resistere fino al 238 a.C., quando Olbia e tutta la Sardegna furono conquistate da Roma ed entrarono nella sua orbita seguendone usi e costumi. Nella Sala 3 sono conservati nelle vetrine varie ceramiche e materiali dalle necropoli. Interessanti la stele di granito con il simbolo della dea Tanit e un’iscrizione punica.
Sala 4 o Sala di Ercole
La Sala 4 è la sala della romanizzazione della città di Olbia che già dal I sec. a.C. appariva completamente assimilita a Roma sia dal punto di vista urbanistico come mostrano i plastici, che negli usi, soprattutto funerari. Molto belle sono le teste dell’ Imperatore Domiziano e di sua moglie Domizia. In questa sala è conservato il pezzo più pregiato, ossia la Testa di Ercole, la divinità più importante della città, che si può ammirare in originale in una vetrina e in copia sul corpo ricostruito a grandezza originale e dipinto con colori sgargianti come erano tutte le statue romane.
Sala 5 e Sala 6
Nella Sala 5 si ripercorrono le relazioni commerciali tra Olbia e il Mediterraneo fino alla disfatta e la conquista da parte dei Vandali nel 450 d.C. Sono conservati oggetti esotici come coppe, pietre preziose e bruciaprofumi dalle forme singolari. La Sala 6 è dedicata al periodo Bizantino non molto favorevole a Phausania (questo il nome medievale di Olbia), fino alla costituione dei Giudicati ossia i quattro regni in cui la Sardegna fu divisa tra il X e il XIV secolo. Phausania diventerà Civita e successivamente Terranova dopo la conquista degli Aragonesi nel XIV sec.
L’Età Moderna
Seguirono secoli poco favorevoli alla città anche con l’avvento della Dinastia Sabauda nel XVIII sec. Con l’Unità d’Italia e gli inizi del XXsec., Olbia tornò ad espandersi anche se lentamente grazie all’attività portuale, fino all’esplosione turistica iniziata negli anni 60 e che continua incessantemente a fare della Sardegna una delle mete preferite per il turismo balneare italiano ed internazionale.
La Sardegna e Olbia
Il Museo Archeologico di Olbia è un museo che ci illustra come la città e il suo territorio siano stati nei secoli un crocevia e uno snodo di fondamentale importanza per popoli, lingue e culture. Una città “felice”, come la definivano i Greci per la sua posizione che ancora oggi ci incanta e ci stupisce. Una città che accoglieva gli stranieri con la stessa grazia con cui oggi li incanta fin dall’arrivo nel suo porto.
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