La Sardegna, terra di spiagge incantevoli e dal mare color smeraldo offre all’interno del suo territorio piccole perle nascoste e ricche di storia e tradizioni. È così che in un giorno estivo in cui soffi il maestrale e renda le spiagge un pò meno accattivanti, si può optare per una gita e visitare una delle famose Domus de janas presenti in Sardegna. Io mi sono recata a visitare la Domus de janas di Sedini, antico borgo arroccato su un terreno collinare nella zona nord occidentale dell’isola, 350 metri sul livello del mare e 10 km dal litorale.
Le Domus de Janas
Cosa sono le Domus de janas? Queste costruzioni nascono originariamente come strutture cimiteriali della preistoria scavate nella roccia calcarea risalenti al Periodo Prenuragico (circa 4000 anni fa). Se ne possono contare più di 2400 in tutta la Sardegna e sono ubicate soprattutto nella zona centro-occidentale dell’isola. Si costruivano come vere e proprie case scavate con strumenti affilati di pietra nella roccia calcarea. Ve ne sono anche alcune con incisioni e decorazioni primordiali. All’interno si collocava il defunto che veniva trasportato dalla sua abitazione alla tomba che veniva considerata come una seconda casa.
Janas: il significato
Il nome janas che deriva da leggende tramandate nei secoli si può tradurre con il sostantivo di Fate e si riferisce ad esseri minuscoli di genere femminile che potevano stare nel palmo di una mano e che uscivano solo la notte dalle loro grotte per non rovinare la loro pelle bianchissima alla luce del sole. Creature fragili e birichine, vestite di rosso con scialli ricamati da fili dorati.
Le Janas e le tradizioni sarde
Le Janas erano tessitrici e ogni tanto si avvicinavano ai villaggi per accostarsi alle culle dei neonati e predire loro un futuro fausto o nefasto. Non erano cattive ma se venivano imbrogliate potevano diventarlo. Coltivavano il grano e preparavano il “Pani Finu’, antesignano del tipico Pane Carasau sardo. Esperte nell’utilizzo di erbe che utilizzavano per guarire i malati, si ipotizza che nasca da loro la medicina tradizionale sarda ancora oggi praticata da alcune anziane nei paesini dell’entroterra che utilizzano preparati miracolosi a base di erbe e unguenti. Tessitura, gastronomia e medicina tradizionale: aspetti tipici della cultura sarda che affondano nella leggenda delle Janas!
Janas
Jana in Sanscrito significa Conoscenza. Le Janas avevano uno speciale legame con la Madre Terra che rispettavano ed amavano. Il termine Jana sembrerebbe una trasformazione di Diana, anichita divinità romana che secondo gli studi condotti in Sardegna e nel Mediterraneo si sarebbe sostituita alla Dea Madre. Con l’avvento del Cristianesimo, questa figura mitica si sarebbe trasformata in un essere demoniaco, da cui deriva l’aspetto talvolta malefico e negativo delle Janas.
Grazia Deledda
Grazia Deledda (Nuoro, 28 settembre 1871 – Roma, 15 agosto 1936), scrittrice sarda vincitrice del Premio Nobel per la Letteratura nel 1926, con la sua scrittura e il suo personalissimo stile che trova le sue radici e la sua ispirazione nella cultura e nelle tradizioni sarde, nel libro “Fiabe e lggende Sarde” racconta anche delle Janas. È una raccolta di storie (1894) delle sua terra che affondano nelle leggende e nei miti di Sardegna: tre racconti ci portano proprio nel mondo delle Domus de Janas tra i boschi e i villaggi dove al calar del sole i folletti animano i boschi e i castelli in rovina.
La domus de janas di Sedini
La Domus de janas di Sedini appare meravigliosa ed imponenete proprio all’entrata del centro storico del paese. È uno sperone sulla strada principale ed è chiamata “ La Rocca”. Unica nel panorama delle Domus è stata a ragione definita “La Cattedrale”, ossia la più spettacolare tra le circa 2400 Domus de janas ubicate nell’isola. Si presenta dunque nel centro abitato e non in un luogo sperduto e difficile da raggiungere, realizzata su un grande masso tutto in superficie. Essendo così visibile è l’unica Domus ad aver subito nei secoli molteplici trasformazioni. È stata infatti abitazione e prigione in epoca medievale, stalla, negozio, fino ad essere in epoche a noi più vicine sede di partito e abitazione privata per la famiglia che la possedeva.
Il museo
A partire dagli anni ’90, il comune l’ha acquistata dall’ultima famiglia proprietaria e l’ha trasformata in un Museo Etnografico allestito all’interno e gestito dalla cooperativa Sedini che oltre a prendersi cura del monumento, attraverso la guida e le spiegazioni di un gruppo di giovani appassionati (per la modica cifra di 2,50€ a persona), diffonde la cultura e le tradizioni di questa regione dalla storia millenaria. Si tratta di 129 mq. distribuiti su tre livelli nel grande masso calcareo scavato tra il 3500 e il 2700 a.C. per costruire la Necropoli. Sotto il livello stradale si trova la vera e propria area che era adibita a cimitero.
L’abitazione medievale
Al piano terra, in epoca medievale si trovava la stalla dove erano sistemati gli animali e al piano superiore la grande stanza che rappresentava l’abitazione della famiglia. Si può ancora vedere al centro nel pavimento roccioso il buco per il focolare e il soffitto coperto dalla fuliggine accumulata nel tempo.
L’abitazione Ottocentesca
Uscendo da questo primo nucleo, sulla destra possiamo invece visitare al primo piano quella che dall’Ottocento ai primi del Novecento è stata la tipica abitazione di una famiglia sarda con gli arredi e i vestiti originali tipici del territorio. Al piano terra si può vedere una mostra fotografica dedicata alla particolarità del territorio di Sedini con testominianza di oggetti e strumenti della tradizione agro-pastorale. Il tutto incastonatato in una cornice di pietra calcarea bianca.
Sedini
Uscendo dalla Domus, vi consiglio di continuare con una passeggiate inerpicandovi tra i vicoli di Sedini,
che nei documenti medievali è indicato con il nome di “Settin”, vocabolo di origine semitica il cui probabile significato è legato alla sua collocazione geografica su un’altura. Se la gita e il caldo vi hanno un pò stancato, sedetevi ad uno dei bar per sorseggiarre un birra Ichnusa sarda ghiacciata. Ichnusa è l’antica denominazione greca dell’isola e la birra più famosa della Sardegna non poteva che trovare il suo nome nella sua storia millenaria popolata dalle fatine janas!
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