In questi ultimi tempi di crisi causata dal Coronavirus c’è stata una vera e propria rivoluzione nel settore moda.
L’intero sistema di produzione è saltato e ha coinvolto milioni di persone in tutto il mondo, in decine di paesi diversi. La spiacevole situazione influisce notevolmente anche sul settore moda che ne esce radicalmente cambiato e danneggiato.
Il lavoro globale che regge il settore moda è strettamente collegato a situazioni contingenti. Purtroppo un paese costretto all’isolamento, rispetto ad altri paesi, influenza e traina gli altri nella produzione. Deve fare i conti con le restrizioni pesanti applicate e questo causa una realistica e grave rivoluzione nel settore moda.
Dall’operaio che lavora in Bangladesh al commesso della boutique che lavora in Italia, dagli stilisti ai giornalisti, dai fotografi alle modelle, dalle sarte agli influencer della moda, ai trasporti, tutti sono coinvolti e strettamente connessi in questa grande crisi. Ad esempio questo è avvenuto con la Cina.
Cosa sta succedendo
L’epidemia ha bloccato tutto il meccanismo.
Quando in Cina sono state chiuse le fabbriche a febbraio molti ordini sono saltati e l’Italia ha interrotto la produzione facendo saltare i programmi delle maison di lusso.
I laboratori artigianali e di alta moda sono rimasti senza materie prime per produrre borse, scarpe, etc.
Nello stesso tempo molti compratori stranieri hanno cancellato ordini di tessuti e abiti prodotti in Italia.
La maggior parte delle aziende di lusso e non, si fanno confezionare gli abiti nei paesi dove la manodopera ha un costo basso come la Cina, il Vietnam, il Bangladesh.In questi posti i capi sono confezionati con molti mesi di anticipo rispetto all’arrivo nei negozi.
A questo blocco di produzione è seguita la chiusura dei negozi di mezzo mondo e la domanda è crollata.
I negozi a loro volta hanno degli affitti molto elevati e tasse da pagare, e se non c’è guadagno molti negozi saranno destinati alla chiusura, soprattutto i più piccoli.
Ci sono i negozi online, ma le vendite non compensano quelle dei normali negozi.
E poi le persone non comprano abiti per la grande incertezza sul futuro.
In una lettera inoltrata al Governo dal presidente della Camera della moda italiana Carlo Capasa si è spiegato come la moda italiana influisca fortemente sul Pil nazionale. L’Italia, difatti, è il primo paese in Europa per la produzione del tessile, pertanto è stato decretato che se le aziende di moda non verranno riaperte entro aprile, rispettando le norme di sicurezza, il settore non avrà tempo per consegnare le produzioni autunno/inverno che vengono inviate entro luglio di ogni anno in tutto il mondo.
Inoltre non si potranno produrre le collezioni primavera/estate 2021 per la vendita di giugno.
I negozi a loro volta, hanno una enorme quantità di merce nei magazzini. Molti grandi magazzini stanno scontando online una grande quantità di merce invenduta, con anticipo. È una maniera per ricavare un guadagno, seppur minimo, che porterà a svalutare il marchio e ritarderà i ricavi per gli stilisti ed i produttori.
Ci si aspetta un calo delle vendite per questo autunno.
Gli impiegati delle aziende di abbigliamento, si trovano nella necessità di ricevere lo stipendio e molti sono stati già licenziati.
Un esempio è in Bangladesh poichè hanno avuto un blocco degli ordini e le aziende non sono state in grado di pagare gli stipendi.
In Italia vi sono almeno 550mila impiegati in cassa integrazione, i rimanenti sono impiegati nella produzione di mascherine e camici.
Non tutti i paesi però hanno chiuso le fabbriche. Ad esempio in alcuni paesi africani i lavoratori continuano a lavorare con misure di sanificazione e mascherine. In Vietnam una società che lavora il Denim fa lavorare gli operai e sanifica le fabbriche una volta a settimana.
È complicato capire quanti danni economici ci saranno nel settore moda, sicuramente ci saranno dei cambiamenti radicali e un ritorno al minimalismo.
Ogni periodo storico è in stretta connessione con il mondo della moda e forse in un prossimo futuro si sceglieranno capi e accessori artigianali, di maggiore qualità e meno legati alle mode del momento, con un’occhio ad una moda ecosostenibile.