“Per uno strano scherzo del destino cominciai a essere conosciuta come “Sofia l'artista”. Non saprei proprio dire per quale ragione si creò questo strano soprannome, ma quando venivo chiamata al telefono il possibile acquirente si rivolgeva a me in questo modo.
“Parlo con Sofia… l'artista?”
“Sì, mi dica.”
“È disponibile per domani a Londra?”
“Sì.”
“La mando a prendere alle dieci. Può andar bene?”
Londra, Berlino, ma anche Taormina o nizza, Milano – con cadenza settimanale – mi stavo costruendo una carriera internazionale. Aperta e cosmopolita, com'era giusto. Non avevo inserito alcun profilo sugli appositi siti web, ma il passaparola era stato fulminante.
Seguivo semplicissime regole che mi ero imposta sin dall'inizio: no ai taxi, sì alle vetture con autista; no a quelle deprimenti cene post-conferenza, sì al ristorante stellato; il top non è quello che ti regala la fortuna, il top è quanto esige la nostra presunzione.
Così non avevo stabilito tariffe per le mie prestazioni ma lasciavo che fossero il cliente o la cliente a offrire l'importo che ritenevano giusto. Probabilmente andavo contro corrente, ma guadagnavo ogni volta molto di più di quel che avrei mai potuto immaginare.
“Diecimila euro?”
“Va bene.”
Magari si era trattato di una sola notte a Milano, ma mi ritenevo soddisfatta o meno della parcella solo in virtù di quanto fossi stata valorizzata. Il mio lavoro era un… non lavoro; godevo della vita e dei soldi che guadagnavo, e quando mi capitava di non aver assaporato questa particolare ebbrezza allora… diecimila euro erano veramente un nulla.
Naturalmente ora vivevo nella Presidential Suite del Residence di Ripetta, là dove mi si diceva che avessero soggiornato ospiti illustri di tutto il mondo.
“Balle” pensavo, però ci riflettevo su.
Principi, re e star dello spettacolo, come me si erano affacciati da quelle finestre che permettevano di godere della splendida veduta del giardino interno e avevano a disposizione ogni sorta di dotazione interna, compresa la… cassaforte, che in breve tempo, ahimè, non riuscì più a ospitare i gioielli che avevo ricominciato ad accumulare. Così adoperavo una cassetta di sicurezza in banca. Alquanto scomodo per la verità, perché preferivo avere tutto sotto mano per poter decidere al momento cosa indossare. Un party serale, colazioni importanti, incontri in centri golfistici, gite in barca, serate in club privé esclusivi, ognuno di questi luoghi richiedeva adeguato abbigliamento e gioielli ad hoc.
Scelte immediate e ben fatte.
Anche la suite presidenziale cominciava a starmi stretta.”
Le pillole sono illustrate da Nadia La Moretti di Lamorettillustration