Il Teatro dell’Opera di Roma ha proposto dal 25 febbraio al 3 marzo un trittico di danza contemporanea coreografato da grandi artisti. Protagonisti i ballerini, le étoiles e i solisti del corpo di ballo guidato da Eleonora Abbagnato.
Forsythe, Inger, Blanc è il titolo dello spettacolo dai nomi dei tre grandi coreografi della danza contemporanea mondiale.
William Forsythe, primo coreografo del trittico
La serata si è aperta con il balletto Herman Schmerman, lavoro composto nel 1992 da William Forsythe (New York, 30 dicembre 1949) su musiche di Thom Willems, collaboratore storico del ballerino e autore di una colonna sonora elettronica che si amalgama alla perfezione con la coreografia stilizzata dell’artista americano.
Non è uno dei lavori più famosi di Forsythe ma si tratta di un balletto che affascina ed incanta. Quel dialogo sempre ricercato tra il classico e il moderno dell’artista formatosi alla Julliard School, in Herman Shmerman viene realizzato con fantasia e leggerezza.
Lo stile
I danzatori e le danzatrici sulle punte si muovono plasticamente dimostrando l’immensa padronanza della tecnica accademica. Liberi però di disegnare con i loro corpi linee armoniose con la gioia della leggerezza di una coreografia che permette loro di spaziare sulla scena con grande afflato e sublime interpretazione. Il titolo come ha detto il coreografo non ha alcun significato, “si tratta di ballerini che danzano, 5 per l’esattezza, 3 donne e 2 uomini”
La prima parte della coreografia di Herman Shmerman è composta da sequenze velocissime di passi che si alternano ai movimenti del balletto classico sulle punte. Gli spettatori non hanno il tempo di soffermarsi sul virtuosismo tecnico plastico dei protagonisti, perché già rapiti dalle sequenze successive. Strabiliante la costruzione del balletto in cui le linee geometriche create dalle gambe e dalle braccia si fondono in una fluidità plastica spinta all’inverosimile. È la grande qualità della ricerca coreografica di Forsythe.
Il secondo atto del balletto è un passo a due per uomo e donna caratterizzato anche dai gonnellini gialli creati dallo stilista Gianni Versace.
Anche in questa seconda parte il coreografo americano non vuole raccontare una storia ma farci riflettere sulla plasticità dei corpi e la perfezione degli equilibri geometrici in un raffinatissimo gioco estetico.
Johan Inger secondo coreografo del trittico
Completamente diverso dal punto di vista stilistico è Walking Mad, il secondo balletto del trittico di danza contemporanea in programma, del coreografo svedese Johan Inger (Stoccolma, 1967), formatosi al
Balletto Reale Svedese e al National Ballet del Canada. Anche questa coreografia creata nel 2001 è divisa in due parti. Si comincia a danzare sulle musiche del Bolero di Maurice Ravel per concludere sulle note malinconiche di Für Alina di Arvo Pärt. Dimenticate il divismo e la sacra ritualità del Bolero di Maurice Béjart. Qui tre donne e sei uomini sono sul palco e si muovono tra quadri coreografici ed inseguimenti. Nessun riferimento ai canoni della danza classica, il movimento giocoso dei ballerini si trasforma in un finale angoscioso. Tutto ruota intorno ad un muro in movimento che si alza e si abbassa a seconda delle necessità coreografiche.
Lo stile
Danza permeata di un approccio psicoanalitico caro a Inger dove il muro rappresenta forse il problema dell’incomunicabilità uomo donna ma anche quello di tutti gli esseri umani. Mai così attuale come in questi giorni di minacce di guerra e catastrofi.
Coreografia piacevolissima scandita da ritmi veloci e grande presenza scenica dei danzatori dell’Opera di Roma.
Nicolas Blanc, il terzo coreografo del trittico
A chiudere la serata è la nuova coreografia From Afar creata appositamente per il teatro romano da Nicolas Blanc, coreografo francese formatosi all’Académie de Danse Classique Princesse Grace di Monte Carlo e all’Opéra di Parigi. Il balletto ha la colonna sonora della Sinfonia N.1 Oceans del nostro grande e compianto compositore Ezio Bosso.
Il coreografo ha detto che ” si tratta di un balletto di uomini e donne, di un’avventura umana, un’avventura di cuori e anime. È una storia che mette in relazione presenza e assenza, vicinanza e distanza. Attraverso questo viaggio penso all’effimero della vita, ma anche alla forza vitale dei corpi in movimento che seguono la marea oceanica della gloriosa sinfonia di Ezio Bosso”.
I ballerini si librano tra assoli, passi a due e movimenti corali.
È una carovana di uomini sormontati dal relitto di una nave, come fossero negli abissi dopo una catastrofe. Il relitto diventa ad un certo punto il protagonista della scena e i sopravvissuti guidati da una donna ci fanno sperare nel risorgere del genere umano. I ballerini danzano come sospesi nei loro impalpabili veli dalle trasparenze color dell’acqua e ci appaiono come figure surreali di un sogno, un incubo, un viaggio nella memoria o dentro di noi. Come dice Nicolas Blanc stesso: “La danza crea i movimenti che riveleranno il tuo io interiore”.
Bellezza, eleganza e stile
Questo trittico di danza contemporanea ci ha regalato momenti di grande bellezza, pienezza, eleganza e stile. Una serata all’Opera di Roma all’insegna di movimenti liberi ed introspettivi caratterizzati da uno stile più vicino alla nostra realtà. Permeato da una vena di lirismo che si trasformava incessantemente in un sogno ad occhi aperti!
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