“… arrivai a una strada che da un solo lato era fiancheggiata da vecchie case e dall’altro costeggiava un precipizio. In quel precipizio è Matera… La forma di quel burrone era strana: come quella di due mezzi imbuti affiancati, separati da un piccolo sperone e riuniti in basso da un apice comune, dove si vedeva, di lassù, una chiesa bianca: Santa Maria de Idris, che pareva ficcata nella terra. Questi coni rovesciati, questi imbuti si chiamano Sassi, Sasso Caveoso e Sasso Barisano. Hanno la forma con cui a scuola immaginavo l’inferno di Dante…”
Con tali parole, nel 1945, Carlo Levi descriveva Matera in Cristo s’è fermato a Eboli, una città che dalla sua miseria ha saputo risollevarsi ed essere eletta nel 2019 Capitale europea della cultura.
La città dei Sassi, dal secondo dopoguerra in poi, è divenuta monumento della cultura rurale lucana, bene storico-culturale italiano e patrimonio mondiale dell’umanità.
Ma qual è stato il percorso che Matera ha fatto per divenire una delle mete più visitate negli ultimi anni?
La città scavata nella roccia: dall’età della pietra al periodo greco-romano
Il territorio dell’altopiano della Murgia, era abitato sin dalla preistoria, lo testimoniano i manufatti conservati ancora oggi nel Museo Archeologico Domenico Ridola. È nel Neolitico che l’uomo inizia a insediarsi in maniera permanente, con la costruzione di villaggi trincerati, dedicandosi ad agricoltura e allevamento. Nei siti di Murgecchia e Murgia Timone sono stati rinvenuti numerosi resti antichi. Si contano diversi nuclei abitativi sparsi sull’altopiano, tra cui spicca quello di Serra d’Alto, famoso per le sue ceramiche. La sponda della Gravina, a ridosso del burrone, venne scelta per i nuovi insediamenti per difendersi da eventuali nemici. Il terreno, costituito da tufo, permetteva con facilità di creare delle case scavate nella roccia.
Con l’avvento della civiltà gli uomini si spostarono sull’altro versante del torrente, al di là della Gravina iniziando a costruire la Civita.
Del periodo greco non si hanno molte testimonianze, mentre si presume che la torre Metellana risalga al periodo romano. Matera era vicina alla via Appia, strada che collegava Roma a Brindisi, e pertanto era tappa di approvvigionamento lungo il cammino.
La città scavata nella roccia: dall’insediamento cittadino al secondo dopoguerra
Intorno alla Civita si svilupparono nel corso dei secoli i rioni dei Sassi, il Sasso Caveoso caratterizzato da case-grotta, e il Sasso Barisano con i suoi portali scolpiti.
La storia di Matera è stata investita dalle lotte di conquista di Longobardi, Bizantini e Saraceni. Dal VII-VIII secolo con l’arrivo di comunità di monaci bizantini, ebbe inizio il fenomeno delle chiese rupestri. Nelle grotte della Gravina, furono ritrovati numerosi affreschi a testimonianza di ciò.
La città passò dal dominio dei Normanni a quello degli Aragonesi, di cui il Castello Tramontano ne è emblema.
La tirannia del Conte Tramontano è impressa nelle vicende storiche di Matera, di fatti il mandato si concluse con il suo assassinio.
Fino al 1806 la città fu capoluogo di Basilicata. A seguito dell’occupazione del Regno Borbonico, Giuseppe Bonaparte, trasferì il titolo alla città di Potenza.
Anche Matera ebbe i suoi protagonisti nella spedizione dei Mille, travolta dai fenomeni dei moti contadini e dalle vicende legate al brigantaggio nel mezzogiorno. La storia della città si intrecciava con quella della nazione tra la prima e la seconda guerra mondiale. Matera infatti fu una delle prime nel meridione a insorgere contro il nazi-fascismo, nel 1943. Il governo le assegnò, nel 1966, la Medaglia d’argento al valor militare e dopo cinquant’anni della Medaglia d’oro al valor civile.
Le case-grotta: l’eredità di Carlo Levi
Negli ultimi due secoli la Civita era divenuta luogo di dimora delle famiglie nobili. I rioni Sassi, con le case scavate nel tufo, si erano fortemente sovrappopolati. Erano abitati per lo più da gente che vessava in condizioni precarie sia dal punto di vista economico-sociale che sanitario.
Gli ambienti erano sovraffollati da persone e bestiame, vi era il problema dei rifiuti, degli scoli fognari e della diffusione di malattie. Carlo Levi nel suo libro aveva saputo descrivere lo stile di vita in cui viveva il popolo materano cercando di denunciare la condizione meridionale dei contadini. L’autore è stato capace di analizzare la situazione dal punto di vista storico-politico. Attraverso la narrazione ha lanciato un messaggio di risveglio alle coscienze parlamentari e intellettuali dell’epoca.
Se il Sud era in quelle condizioni era dovuto al susseguirsi delle varie dominazioni. Gli invasori avevano da un lato sfruttato quei territori e dall’altro li avevano lasciati a secoli di trascuratezza. A partire dal 1948 era divenuto d’obbligo, per Togliatti e De Gasperi, “risanare” il meridione. Il 1952 fu l’anno in cui cominciò lo sfollamento dei Sassi.
Nuove abitazioni vennero costruite per trasferire circa 17.000 cittadini, destinati alle case popolari. I Sassi vennero abbandonati a sé stessi.
Fu solo nel 1986 che il Sasso Barisano e il Caveoso presero parte ad un piano di ristrutturazione e recupero. Tale piano permise alla città di entrare, nel 1993, nella lista del Patrimonio dell’UNESCO.
La Matera descritta in Cristo si è fermato a Eboli non è solo una messa in mostra della miseria. Si tratta di uno spaccato antropologico che allo stesso tempo risalta in un perfetto mix tra sacro e profano i valori della famiglia, le tradizioni e i riti agresti.
La festa della Madonna della Bruna: tra sacro e profano
Tra i riti della tradizione più importanti quello della festa della Madonna della Bruna è senz’altro il più caratteristico.
Il culto ha più di 600 anni, è legato alla Visitazione, e si celebra il 2 luglio nella forma straordinaria. Sulle origini della festa circolano molte leggende. Una di queste è legata alla sua statua e vuole che questa fosse la materializzazione della Vergine che aveva chiesto un passaggio ad un contadino materano. Un’altra storia è legata al carro che la trasporta in festa, costruito per mettere al riparo la sua effigie dai Saraceni. Della costruzione di tale carro si hanno le prime testimonianze solo a partire dal 1690.
Suggestiva, di fatti, era la sfilata del carro benedetto, che accompagnato dai Cavalieri, trasporta la Madonna per le vie della città. Una volta depositata la statua in cattedrale, il carro veniva portato in piazza Vittorio Veneto, dando inizio alla parte folklorica e pagana della festa che culminava con la sua distruzione.
Ogni anno un nuovo carro veniva allestito e distrutto, in un rito che imita il ciclo della vita e dei campi. Per questo i più temerari si cimentavano nell’impresa della lotta per riuscire a portane via un pezzo per buon auspicio.
Fino al 2019 è stato possibile vivere totalmente la festa. Con l’avvento della pandemia la sfilata del carro e la sua relativa distruzione anche quest’anno non avranno luogo. Occorrerà attendere tempi migliori.
Ora che abbiamo appreso la storia di questa città è giunto il momento di addentrarsi nei suoi vicoli, nelle sue case-grotta e nelle chiese rupestri per godere a pieno di uno scenario magico e della sensazione di un ritorno al passato che solo i Sassi sapranno regalarci.
Matera: il Parco della Murgia
Se volessimo percorrere a ritroso la storia di Matera attraverso un viaggio temporale, e soprattutto se siete amanti delle escursioni, la prima tappa da raggiungere è sicuramente quella del Parco della Murgia e delle sue chiese rupestri. I più impavidi possono cominciare il percorso percorrendo il Ponte Tibetano che collega i due lati della Gravina. Si giungerà camminando a Murgia Timone per essere catapultati nell’Età della pietra.
Il paesaggio è particolare non solo per gli amanti della storia, ma anche per i naturalisti che possono osservare la flora e la fauna della macchia mediterranea, i più fortunati riusciranno anche a vedere il Falco Grillaio divenuto il simbolo del parco.
Circa 150 sono le chiese rupestri che costellano la Gravina, la Chiesa Rupestre di Madonna delle Tre Porte, la Chiesa di San Giorgio a Trasano, la Madonna delle Croci solo per nominarne alcune. Per scoprire quelle più nascoste è meglio affidarsi a una guida. Se siete in macchina o avete modo di organizzare un tour approfittatene per visitare la Grotta dei Pipistrelli dove furono trovati molti reperti del Neolitico ora in mostra al Museo Ridola. Anche il Villaggio Saraceno e la sua chiesa rupestre saranno di degna nota. A 30 minuti in macchina troverete la Cripta del peccato originale, realizzata nel periodo longobardo, viene definita la “Cappella Sistina del rupestre”. Dopo averla visitata potreste approfittarne per godere del tramonto sulla Diga di San Giuliano.
Matera: sentieri in città
La Civita è ricca di luoghi da visitare e l’Ipogeo Materasum, ne è un esempio, con le sue grotte e cunicoli. Si trova vicino a Piazza Vittorio Veneto, dove ha sede il Palombaro Lungo, un’antica cisterna ipogea nei cui pressi è ubicata la Chiesa del Santo Spirito. Il centro è inoltre costellato da numerose chiese romaniche ed edifici in stile barocco.
Addentrandovi nel Sasso Barisano, di grande imponenza è la Chiesa di Sant’Agostino a strapiombo sulla Gravina e la Cripta di San Giuliano, chiamata anche Madonna delle Grazie, famosa per i suoi affreschi. La Chiesa di San Pietro Barisano e quella di San Nicola dei Greci, detta anche Madonna delle Virtù, rappresentano le maggiori attrazioni di questo rione.
Proseguendo lungo la strada che costeggia la Gravina giungerete in Piazza San Pietro Caveoso, per ammirare la sua chiesa. A stupirvi sarà Santa Maria de Idris, una chiesa rupestre dalla forma di una grossa roccia. Un’altra chiesetta che incontrerete lungo il cammino è quella di Santa Lucia alle Malve anch’essa ricca di tipici affreschi. Per comprendere i costumi del popolo materano, che Levi aveva incontrato nella sua visita a Matera, la Casa Grotta di Vico Solitario e quella del Casalnuovo sapranno raccontarvi la sua storia attraverso gli arredi e le suppellettili che ancora oggi conservano.
Per concludere in bellezza il belvedere di Piazzetta Pascoli sarà certamente in grado di donarvi il panorama da cartolina che cercavate.
Immergetevi dunque nelle vie, tra i profumi della tradizione, dal pane tipico di Matera, appena sfornato, ai peperoni cruschi fritti. Sicuramente dopo tutto quel camminare l’appetito si farà sentire. Non mancheranno odori di carne alla brace, salsiccia e gnummiredd, da accompagnare rigorosamente con un buon vino rosso.
Matera sarà capace di incantarvi e imprimere nel vostro animo la voglia di tornare e ripercorrere quei sentieri di pietra, catapultandovi nella dimensione profonda e ancestrale della terra lucana, quella che aveva saputo scuotere e allo stesso tempo emozionare Carlo Levi.
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