“La fotografia è lo sguardo. Si ha o non si ha. Può affinarsi con gli anni, ma si manifesta fin da subito, con la macchina fotografica più a buon mercato”
Willy Ronis, fotografo francese nato a Parigi nel 1910, è il fotografo della “vita quotidiana” e, insieme ai grandi Henri Cartier-Bresson e Robert Doisneau, uno dei fondatori della cosiddetta “fotografia umanista”.
Amante dell’arte nel senso più esteso del termine, si dedica fin da giovanissimo alla pittura classica, al disegno e alla musica, con il suo violino infatti delizia i più bei ristoranti parigini a Champs Elysèes. Ma, la fotografia, si presenta quasi d’obbligo nel 1932, quando si trova a sostituire il padre gravemente malato, nello studio fotografico di famiglia. Nel tempo libero Ronis incomincia a passeggiare per la sua bella Parigi, però stavolta in cerca di immagini con la sua macchina fotografica.
I lavori di Ronis rappresentano la realtà, le strade , le persone, i lavoratori, gli sguardi degli adulti e i volti lieti dei bambini. Immagini poetiche che narrano un ‘900 più vivo che mai. Un’esigenza emotiva, la sua fotografia in bianco e nero, che vibra grazie alla naturale scenografia di una meravigliosa e romantica Parigi.
Emozione e comunicazione sono sempre in primo piano e devono essere tutto, ma anche il caso. Il concetto di “hasard”, che compare spesso nei suoi libri, si riferisce infatti al dubitare sempre dei propri risultati, fino al momento della loro concretizzazione nei provini. Pazienza, buon occhio e composizione fanno la differenza per l’armonia dell’immagine, devono raccontare una storia, con un inizio, uno sviluppo e una fine.
In un’intervista Ronis dice: “Una cosa è il caso che arriva di sorpresa, e un’altra cosa è la capacità del fotografo di catturarne l’effetto”. Forse al giorno d’oggi è proprio questa pazienza che manca, troppa facilità nello scattare, troppi cellulari, troppa fotografia “social” e troppi filtri.
Nel 1947 riceve il suo primo premio, il “Prix Kodak“,nel 1954 pubblica il libro “Belleville Menilmontant“, dedicato all’amata Parigi, e due anni dopo è medaglia d’oro alla Biennale di Venezia.
Nel 1972 è Presidente onorario dell’Associazione Nazionale dei fotografi-reporter-illustratori e continua con mostre internazionali e importanti pubblicazioni.
Molti sono anche gli scatti riservati ai piccoli felini, gatti “casalinghi” o più selvatici, immortalati con una rara eleganza.
Ronis muore il 12 settembre 2009, all’età di 99 anni, lasciandoci un patrimonio fotografico toccante, divertente e al tempo stesso romantico, un bianco e nero affascinante o “fascinant”, come direbbe lui, e soprattutto un grande insegnamento: la buona fotografia nasce dall’attesa. Non abbiate quindi mai troppa fretta.
“Alla domanda che cos’è una foto riuscita?, mi accontento, in mancanza di meglio, di rispondere: quella con cui sono riuscito a comunicare l’emozione che l’ha fatta nascere. Una foto riuscita è anche un certo valore aggiunto, non previsto in anticipo, atteso con trepidazione, mai sicuro, ma senza il quale il lavoro della famiglia dei fotografi cui appartengo, non sarebbe che una pallida constatazione di una banalità senza rilievo.”
Willy Ronis