La realizzazione degli arazzi con “Le storie di Giuseppe” fu decisa dal granduca Cosimo I De’ Medici che voleva abbellire la Sala dei Duecento di Palazzo Vecchio a Firenze.
Furono realizzati tra il 1545 e il 1553.
E, in quell’occasione, si costituisce a Firenze una delle prime manifatture di arazzi d’Italia, che rimarrà attiva per oltre 200 anni.
I maestri arazzieri, però, erano fiamminghi.
Gli arazzi in questione sono 20 e narrano della vita di Giuseppe, personaggio biblico figlio di Giacobbe.
La storia narrata non è scelta a caso. Era una storia particolarmente cara alla famiglia dei Medici perché riconosceva nella vita di Giuseppe le vicissitudini della propria casata: il figlio preferito dal padre e invidiato dai fratelli che, per questo, lo vendono come schiavo agli egiziani. Ma lui, da eroe quale era, riesce a riscattare le proprie sorti e a diventare viceré. E poi, da uomo giusto e magnanimo, perdona i suoi fratelli.
Per i cartoni furono incaricati Pontormo che ne fece 3, Bronzino che ne fece 16 e Salviati che ne fece 1. I maestri arazzieri furono Jan Rost e Nicolas Karcher.
Questi manufatti rappresentano la più espressiva dimostrazione del manierismo italiano con la tecnica dell’arazzo.
Con la loro raffigurazione, che si svolge in verticale, allungando irragionevolmente le forme; con le torsioni particolarmente accentuate delle figure. E le bordure, con una ridondanza di elementi vegetali che fanno sfoggio di sé stessi rimanendo nel contempo decorazioni raffinate, eleganti e delicate.
Rimasero nella Sala dei Duecento fino al 1882. In quell’anno i Savoia ne portarono 10 nel palazzo del Quirinale. E la serie rimase smembrata fino alla fine del restauro compiuto tra il 1983 e il 2012, quando fu allestita una mostra con tutti e 20 i panni esposti insieme nella loro collocazione originale all’interno di Palazzo Vecchio.