“Il silenzio Spezzato”: Lucia Esposito ci racconta la violenza domestica.
“Il silenzio spezzato” , di Lucia Esposito, Book Sprint Edizioni, è un libro che appena inizi a leggerlo non puoi non finirlo.
Capace di trasportare il lettore oltre le righe, “Il silenzio spezzato”, racconta attraverso gli occhi di una donna il dramma vissuto tra le mura di casa, a causa dei maltrattamenti e delle percosse inflitte dal marito.
Nella lettura ci si ferma di tanto in tanto con l’impressione di toccare con mano l’angoscia, il dolore, la vergogna, la paura. Una storia di violenza domestica ambientata non in un contesto di degrado sociale, ma nella “buona società”.
La vita quotidiana di una famiglia all’apparenza come tante, in cui giorno dopo giorno, notte dopo notte, si dipana l’orrore, in un’assurda ‘escalation’ d’inaudita violenza. Violenze costruite nei giorni, lente e inesorabili, oppure improvvise. Tutto ha inizio con un viaggio che sembra non voler finire mai. Un tragitto in automobile di ritorno da un uscita di famiglia; un tragitto con il marito ubriaco che perde il controllo dell’automobile e provoca un incidente. E’ lì che la protagonista si rende conto che ormai il marito ha perso il controllo della propria vita.
“Da quel giorno, mi rendo conto, in modo tangibile, che il padre dei miei figli, l’uomo della mia vita, l’unico che io abbia mai, conosciuto e voluto, sin dall’età di sedici anni, ha un problema.
È alcolista.
Gli parlo, cerco di convincerlo a curarsi, ci tengo a lui, è il padre dei miei figli, mio marito, devo aiutarlo a tutti i costi.”
Il senso del dovere, le responsabilità di una moglie ma, sorpattutto, quelle di una madre, si alternano al senso di inadeguatezza e alla paura. La fragilità, silenziosa, si insinua nel quotidiano e inibisce le scelte della protagonista, tormentata sul dafarsi e spaventata per le possibili reazioni del marito.
La famiglia di lui che non vede il problema e lo difende, creando ulteriore astio in famiglia. La legge che doveva tutetelarla e, invece, le infligge l’atroce condanna…Privata di tutto: dei suoi figli e dei suoi averi, decide di raccontare…di regalare al mondo il suo dolore, di mostrare le sue ferite. Ferite che nulla potrà mai guarire davvero.
Una storia per riflettere sul fenomeno della violenza domestica nella sua interezza: fisica e psicologica, ma non solo…un invito a riflettere:
“E quando si tratta di vite umane, non ci sono privilegi che valgono.
Dolorosamente, ed essendo avvocato, per me, lo è ancora di più, mi viene da pensare che la giustizia qua in Italia, è un terno al lotto, quando sei in causa, non ti resta che incrociare le dita e invocare Dio che te la mandi buona, che ti sia assegnato un giudice, valido e scrupoloso, che svolga, con professionalità e grande umiltà, il suo importante ruolo.”
Il libro ha ottenuto vari riconoscimenti: finalista Sanremo writers 2014, premio speciale Franz Kafka 2015 e premio speciale Ecce dominae 2015, finalista Gran Prix Carmela Rocco Premio speciale donna.