Terra di Sardegna, non solo spiagge cristalline ma anche natura incontaminata, granitici altopiani e ulivi secolari che fanno da cornice alle insenature poco lontane. È esplorando queste perle nascoste che si può assaporare il vero carattere della terra sarda. Un luogo ricco di siti archeologici, di piante e di alberi atavici, testimoni della storia e dello scorrere inesorabile del tempo. Il viaggio ci porta lontano, in una terra di pastori dai ritmi lenti legati al ciclo delle stagioni.
Luras
Uno di questi luoghi si trova nel comune di Luras, precisamente nella località di Santu Baltolu di Carana, presso la chiesetta di campagna dedicata a San Bartolomeo in territorio gallurese, nel nord-est dell’isola. È questa la regione dove è ancora possibile ammirare i più antichi olivastri d’Italia. Pagando un biglietto di 3 Euro per l’entrata nell’area, possiamo avvicinarci ed ammirare l’imponenza di queste piante millenarie.
S’ozzastru
S’ozzastru, in lingua sarda “L’olivastro patriarca di tutti gli olivastri” o Su babbu mannu, “Il grandre padre”, è il più grande e il più antico. Il nome scientifico di questa specie è Olea Europea, varietà Oleaster, ossia la forma silvestre dell’olivo comune. “Il Patriarca” è recintato e le sue misure sono impressionanti: l’altezza è di 14 metri, la circonferenza raggiunge i 12 metri e copre una superficie di circa 600 metri quadri. Secondo gli studi dell’Università di Sassari e il National Geographic, l’olivastro di Luras avrebbe raggiunto un’età variabile tra i 3000 e i 4000 anni ed è sicuramente il più antico d’Italia e forse anche d’Europa!
La maestosità di S’Ozzastru
Camminando intorno al “grande padre”, protetto da una staccionata, non possiamo che rimanere in silenzio, estasiati dalla maestosità della natura, dalla potenza, dalla forza secolare di questo albero che ha visto gli uomini primitivi coltivare la terra, addomesticare gli animali e costruire villaggi.
Dal cuore nodoso del fusto partono alcune lunghe radici emerse che assicurano saldamente al terreno il gigante frondoso. La sua chioma lambisce la terra da un lato e si erge dall’altro, quasi ad ammirare la stupenda vallata sul lago artificiale del fiume Liscia.
Goffredo Casalis
Una delle prime descrizioni del ”Patriarca” fu annotata dallo storico Goffredo Casalis nel 1883 per il Dizionario geografico, storico, statistico e commerciale degli stati di S.M. il Re di Sardegna:“Tra i grandi ulivastri del Carana è molto notevole quello che si vede a 50 passi dalla Chiesa di San Bartolomeo presso le rovine dell’antica terra di Carana. Otto uomini non cingerebbere il suo tronco, sebbene distendessero a tutta la misura le loro braccia; e tanto sono frondosi i suoi rami, che non facilmente vi penetri la pioggia. Nella parte infima del ceppo ha palmi sardi 56”.
I compagni di S’Ozzastru
Il “Patriarca” non è solo, poco distante troviamo un secondo olivastro, con un’età stimata di circa 2000 anni, dalla chioma più regolare, un’altezza di circa 8 metri e una cavità in cui è possibile addentrarsi protetti dalle fronde come in una caverna naturale. Chiude il gruppo dei millenari un “nipotino”, un olivastro che vanta solo 500 anni di età!
Il tempo e la storia
È incredibile fermarsi a pensare che la storia della Sardegna sia passata di qui, cullata dalle fronde degli olivastri! Avvicinandosi a toccare i tronchi dei due giganti più giovani, (nel caso di questi due esemplari è possibile un contatto più ravvicinato), si notano le nodosità del legno e le radici che sprofondano nel terreno intrecciandosi e ramificandosi. È il mistero della vita!
Il filosofo e teologo Vito Mancuso ci ha raccontato nei suoi libri dei sensori delle piante che ricevono e trasformano le informazioni circostanti. Forse non è un caso che questi tre alberi siano così vicini, che le loro radici si siano intrecciate a formare un sodalizio, una rete protettiva per scambiarsi segnali di sopravvivenza, legami naturali.
Legami naturali
Legami che dovrebbero illuminarci sul percorso del cammino da intraprendere nelle nostre vite, attraverso la consapevolezza che siamo tutti collegati, come i nostri “Ulivi secolari” e che l’egoismo dei nostri tempi non può condurci alla crescita e al miglioramento. Osservando il “Patriarca di Luras” e i suoi due compagni, lasciamoci ispirare dalle loro radici intrecciate e dall’unione delle fronde per ritrovare la perduta armonia con il mondo in cui viviamo.
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